La sconfitta patita dal Partito democratico e dal centrosinistra alle elezioni comunali (a Viterbo, ma non solo) impone una profonda riflessione e la ricostruzione di una coalizione il più possibile larga e partecipata, rappresentativa di tutte le sensibilità. Solo così si può sperare di affrontare con relativa serenità i prossimi appuntamenti delle regionali e delle politiche. Le comunali hanno infatti messo in luce le debolezze di coalizioni costruite, senza alcuna piattaforma programmatica, imbarcando pezzi da una parte e dall’altra (a Viterbo i transfughi di Forza Italia), tutti in qualche modo protesi a ritagliarsi un pezzetto di potere indipendentemente dalle risposte che si aspettano i cittadini.
Da qui la decisione del segretario nazionale Enrico Letta di annullare le primarie, cioè di ribaltare il piano del ragionamento fin qui portato avanti dalla segreteria regionale, che ha consegnato i territori ai consiglieri regionali nella (falsa) certezza che con il potere che essi detengono sarebbero in grado di comprarsi chi vogliono. E infatti, così non è, dato che, come hanno mostrato le comunali, se è vero che il ceto politico è facilmente acquistabile, non si può dire la stessa cosa degli elettori, che, meno sprovveduti di quanto la politica non creda, quando vanno nell’urna scelgono come vogliono sulla base di criteri quali la credibilità e la serietà delle proposte.
La decisione di Letta, coerente peraltro alla formazione di una nuova maggioranza all’interno del partito, che vede tra i suoi esponenti il sindaco di Roma Gualtieri, lo stesso Zingaretti e Base riformista (Fioroni), mira in definitiva a riaffermare l’egemonia delle idee e delle proposte sul potere del mercato del ceto politico. Dunque, niente conta, come è accaduto negli ultimi anni, e come sarebbe stato di nuovo con le primarie, e basta guerre contro chi la pensa in modo diverso. Inclusività è la parola d’ordine di questa nuova fase. La strada da intraprendere nei prossimi mesi, secondo l’agenda dettata dal segretario nazionale, è quella dell’elaborazione di una solida piattaforma programmatica, quindi della costituzione di una coalizione larga con all’interno tutte le forme di civismo messe in luce dal risultato elettorale. Dopodiché, si procederà all’identificazione del profilo di un candidato a presidente in grado di farsi garante di questo percorso.
Nella Tuscia tutto ciò si tradurrà nell’ordine di stop alle truppe già schierate dal consigliere regionale locale per combattere l’ennesima crociata per le preferenze a favore del candidato a presidente della propria area. Crociata a cui, nonostante la debacle elettorale, erano stati già coinvolti i transfughi di Forza Italia manovrati dal presidente della Provincia Alessandro Romoli di Forza Italia.