L’associazioni Aics Ambiente, il Comitato ferrovia Civitavecchia-Orte e il Coordinamento nazionale bonifica armi chimiche hanno inviato nel frattempo, il 13 gennaio, ulteriori osservazioni a Sogin per contrastare la possibile localizzazione del deposito che è destinato ad ospitare anche le scorie delle centrali nucleari di Trino Vercellese, Caorso, Garigliano e Latina abbandonate dopo il referendum sul nucleare e non ancora smantellate.
Dalla lettura attenta degli atti conclusivi del seminario tenuto il 15 dicembre si evince che lasciano ancora aperta la possibilità che la scelta possa ricadere nel Viterbese, cosa inammissibile se veramente Sogin avesse valutato attentamente le osservazioni presentate. La domanda è quindi sempre la stessa: la scelta del sito per la realizzazione del deposito è una scelta prestabilita politicamente?
Le osservazioni precedentemente presentate hanno contestato l’insediamento dal punto di vista tecnico, sociale e quindi politico di tutti i siti individuati nel Viterbese, in particolare per le aree VT12 e VT16. Se la Sogin le avesse lette e approfondite avrebbero dovuto far decidere nell’abbandono definitivo della ipotesi di collocare nella Tuscia il deposito di scorie nucleari e radioattive.
“Le nostre precedenti osservazioni – dicono le associazioni – condensate in 126 pagine, hanno toccato aspetti rilevanti quali: la collocazione in una delle regioni più popolose d’Italia; la vicinanza alla capitale; la vicinanza alle grandi vie di comunicazione; in zone vulcaniche con centri eruttivi; la sismicità del territorio; la vicinanza al fiume Tevere; le sorgenti e le acque di falda; i fenomeni di fagliazione; le manifestazioni idrotermali con emissione di gas, tra cui il Radon; i fattori meteorologici; la biodiversità e la protezione degli habitat; le produzioni agricole di qualità; il valore paesaggistico del territorio interessato; il valore architettonico storico; le importanti attrattive turistiche; le emissioni sonore; l’aircraft crash e i possibili attacchi terroristici; l’accessibilità; la localizzazione sulle ferrovie Civitavecchia Orte, inserita nella legge 128 per le ferrovie turistiche e Roma Viterbo ex Roma Nord; la geotermia; la vicinanza ad aziende classificate ad incidente rilevante, quali la Snam; la dubbia costituzionalità dell’articolo 27 del D.Lgs 31/2010 sul procedimento amministrativo. Abbiamo poi contestato alla Sogin il non aver tenuto in debito conto della carta idrogeologica della Regione Lazio, del piano di gestione del rischio di alluvioni, degli aspetti urbanistici, del piano di assetto idrogeologico del bacino del Tevere, della valutazione di impatto ambientale sanitario e d’incidenza. Abbiamo contestato, decisamente, la Sogin perché non ha tenuto in nessun conto la vocazione del territorio e gli aspetti sanitari.
La matrice multicriteri, che dovrebbe essere obbligatoria per le grandi opere che interessano il futuro di un territorio, redatta e inserita nelle nostre osservazioni, forse non è stata nemmeno degnata di uno sguardo. Questa puntualmente pone in evidenza l’assoluta inadeguatezza della proposta SOGIN, in particolare delle aree VT12 e VT 16″.