Un Governo attentissimo ad imprese ed aziende non ha predisposto nulla come tutela economica per aiutare i lavoratori a fronteggiare la pandemia come il pagamento della quarantena o del reddito di emergenza.
A due anni dal primo insorgere della pandemia è quanto denuncia il comitato Tuscia in lotta, secondo il quale la nuova impennata dei contagi e la sofferenza degli ospedali “mostra chiaramente il fallimento delle misure fin qui adottate, finalizzate unicamente a non fermare i guadagni di aziende e industrie”. Sotto accusa “le aperture indiscriminate nel periodo natalizio, che, con scarsissimi controlli proprio per non infastidire la grande distribuzione hanno permesso il dilagare della variante Omicron con milioni di persone in quarantena fiduciaria o obbligatoria senza alcuna copertura economica durante la sospensione dell’attività lavorativa, costringendo le stesse a usufruire dei giorni di ferie o ad
essere considerate come assenti giustificate con decurtazione delle giornate di assenza dallo stipendio. Così mentre si susseguono i messaggi che fanno leva sul senso civico del singolo per ridurre i rischi di contagio chi, giustamente, denuncia di essere positivo o di esserci entrato a contatto dovrà poterselo permettere”.
“Anche lo scorso anno denuncia ancora Tuscia in lotta – il Governo aveva provato a limitare al mese di giugno la copertura economica per la quarantena, sollevandosi dalle responsabilità proprie dello Stato e scaricando sui singoli
lavoratori i rischi e i costi della pandemia. Fu poi costretto ad un passo indietro, stendendo la copertura fino al 31 dicembre 2021. La cassa integrazione è stata via via ristretta di pari passo con lo sblocco totale dei licenziamenti,
voluto da Confindustria e firmato da Governo e sindacati confederati: Cgil, Cisl e Uil. I media annunciano un prossimo incontro del Consiglio dei ministri per decidere nuove misure urgenti in materia di emergenza sanitaria ed economica. Tra queste – dice Tuscia in lotta – la priorità devono essere quelle misure economico-finanziarie indispensabili ad evitare che le ricadute dell’emergenza sanitaria finiscano per pesare, come sempre, sui lavoratori e i settori più esposti del paese. Certo è che non resteremo immobili ad aspettare qualche briciola da parte di Stato e padroni, che ricordiamo a tutti viene elargita solo ed unicamente per evitare un totale collasso, il caro vecchio bastone e carota, ma continueremo ad organizzarci per lottare sempre più uniti contro questo putrefatto sistema che ci costringe ad una vita di miseria, sfruttamento precarietà e disoccupazione”.