I comitati che si oppongono al deposito delle scorie nucleari hanno presentato ulteriori osservazioni a Sogin e denunciano mancanza di trasparenza nei lavori sin qui avvenuti per la scelta del sito: “La Sogin, nel pubblicare il documento di sintesi e nel comunicare la chiusura del processo di consultazione, avrebbe dovuto accogliere, eventualmente anche in parte, le osservazioni puntuali che contenevano importanti considerazioni. Senza l’accoglimento delle osservazioni e senza la pubblicazione di nuovi documenti, a che cosa dovrebbero servire i 30 giorni di tempo per la presentazione delle ulteriori osservazioni? La partecipazione dei cittadini è stata ridotta a una relazione univoca, non biunivoca, priva di risposte tecnico-scientifiche alle richieste di chiarimento”.
I siti individuati nella Tuscia interessano aree tutelate con vincolo paesaggistico. Ad esempio l’area individuata come VT-25 è posizionata a cavallo della strada Dogana che taglia quasi perfettamente a metà una superficie di 361 ettari ricadenti tra il Comune di Tuscania e quello di Tarquinia corrispondente al territorio della Roccaccia (zona di ripopolamento e cattura). “Si tratta – spiegano i comitati – di una zona parzialmente boscata, nonché destinata alla riproduzione dell’allevamento della pregiata razza bovina maremmana, della fauna selvatica allo stato naturale e alla cattura della stessa. Ebbene – notano i comitati – tutte queste caratteristiche vengono sottostimate con la dichiarazione: ‘Sulla base dei sopralluoghi effettuati non sono stati rilevati habitat di direttiva 92/43/Cee’. L’inserimento del sito VT25 nell’elenco dei siti potenzialmente idonei non ha tenuto conto neanche dell’importanza degli usi civici, dell’agricoltura biologica e dell’impatto economico sugli abitanti, sulle stesse aziende agricole che affittano quelle terre, dette quote, che partecipano al reddito dei singoli agricoltori di Tarquinia, delle loro imprese agricole che ne hanno diritto e che per centinaia di anni hanno rappresentato un’entrata economica importante”.
Il punto è che tutte queste osservazioni inviate dalle associazioni “non sono state adeguatamente valutate, non hanno contribuito a chiarire le criticità in occasione del seminario Nazionale conclusosi il 15 dicembre 2021. Le osservazioni sono state inoltre pubblicate sul sito web www.seminarionazionale.it senza la dovuta attenzione, contribuendo soltanto a comporre il collage di tutti i contributi ricevuti dai vari territori corrispondenti alle aree di interesse delle 67 aree potenzialmente individuate in Italia, 22 siti nella Regione Lazio, tutte nella provincia di Viterbo”.