Queste elezioni provinciali, oltre a sancire la spaccatura del centrodestra, hanno mostrato l’esistenza di due partiti democratici. Quello di Panunzi, che, tradendo ideali e tradizione si allea con la destra, e quello dei beni comuni che, con Fioroni, ha lavorato per la nascita di un nuovo centrosinistra, dove, oltre al centro moderato, sono rappresentate tutte le forze politiche della tradizione riformista, da Rifondazione comunista a Sel, fino ai socialisti. Il programma di questo Pd, che a dimostrazione di quanto siano sentiti i temi che propone, è riuscito a portare a casa quasi 10 mila voti ponderati (un successo clamoroso), è basato, come dice il nome della lista, sulla salvaguardia dei beni comuni: l’acqua pubblica, l’ambiente, la salute, la trasparenza amministrativa, ecc.
Oltre ottanta amministratori locali hanno votato per questo progetto, nonostante, a differenza di Forza Italia e Pd, scesi in campagna elettorale con i carri armati delle promesse e del do ut des, non avesse nulla da promettere a nessuno, se non la linearità delle proposte, la coerenza degli ideali, la correttezza della battaglia politica.