Il Lazio è la prima regione ad avviare la sperimentazione degli anticorpi monoclonali. Sperimentazione partita da pochissime ore all’Istituto Spallanzani. Undici i centri individuati per questo tipo di cura, tra cui l’ospedale di Belcolle. Le prime dosi arriveranno a giorni ma sui quantitativi è probabile che bisognerà “soffrire” esattamente come sta accadendo con i vaccini. A prescrivere i monoclonali, in questa prima fase solo ai pazienti ad alto rischio, saranno i medici di famiglia. Per pazienti ad alto rischio si intendono diabetici e dializzati, obesi e malati oncologici in terapia immunosoppressiva. Compresi nella lista gli adolescenti tra i 12 e i 17 che soffrono di anemia falciforme, malattie cardiache e respiratorie, fra cui l’asma, e problemi del neurosviluppo. Se somministrati nella fase iniziale dell’infezione, gli anticorpi avrebbero un’efficacia del 70%. I monoclonali, per cui non è necessario il richiamo, dovrebbero funzionare contro tutte le varianti già note.
Il Lazio sarà inoltre anche la prima regione con certificato vaccinale, che comparirà nel fascicolo sanitario elettronico del singolo utente. Contiene i dati anagrafici, la prima e la seconda somministrazione, il tipo di vaccino e il numero del lotto del vaccino: “E un attestato di natura sanitaria e siamo la prima Regione a farlo – ha detto l’assessore D’Amato – perché lo riteniamo un servizio. Poi su che cosa si potrà fare di questo certificato a livello europeo e nazionale lo stabiliranno gli organi competenti, ma desidero precisare che da oggi è iniziata la migrazione dall’anagrafe vaccinale regionale al fascicolo del singolo individuo di questi certificati ed è un elemento importante”.
D’Amato ha anche annunciato l’accordo di collaborazione scientifica tra l’Istituto Spallanzani di Roma e l’Istituto Gamaleya di Mosca per valutare la copertura delle varianti di coronavirus anche del vaccino Sputnik V.