Sulla sentenza del Tar, che ha annullato i permessi per la costruzione della centrale geotermica di Castel Giorgio, interviene il sindaco di Acquapendente, Angelo Ghinassi: “La pronuncia del Tar giunge ad appena una settimana dalla sentenza con la quale il Consiglio di Stato ha definitivamente bocciato l’altro impianto geotermico pilota proposto nell’area (denominato Torre Alfina) e porta così a compimento lo straordinario lavoro svolto dall’avvocato Michele Greco per valorizzare i coraggiosi sforzi da sempre profusi dalle amministrazioni comunali per tutelare un’area, quella posta al confine tra le Regioni Lazio ed Umbria, di valore ambientale, paesaggistico e naturalistico senza pari”.
“La vittoria – aggiunge Ghinassi – è frutto di una virtuosa e illuminata collaborazione tra amministrazioni comunali, provinciali e regionali di diverso colore politico, oltre che tra le associazioni ambientali locali e quelle nazionali; le contestazioni dei Comuni a proposito del rischio sismico (induzione e innesco di terremoti) e degli impatti sulla risorsa idrica, espresse anche grazie al sostegno di autorevoli periti ed al prezioso contributo conoscitivo delle associazioni locali, sono state infatti sposate e fatte proprie anche dalla Provincia di Viterbo, dalla Regione Umbria, dalla Regione Lazio e da Italia Nostra in autonomi ricorsi, che sono stati parimenti tutti accolti dal Tar per il Lazio. Ciò dimostra che il mondo dell’associazionismo e i livelli di governo più vicini al territorio, se coesi, possono riuscire ad evitare la realizzazione di progetti fortemente impattanti i cui processi autorizzativi sono stati concentrati nelle mani dello Stato con un potere che, come affermato dal giudice amministrativo laziale, non è tuttavia senza limiti. Il Tar per il Lazio ha infatti accolto le argomentazioni dell’avvocato Greco a proposito della natura ‘transfrontaliera’ della risorsa naturale alla quale l’impianto avrebbe attinto, riconoscendo così l’illegittimità della deliberazione del Consiglio dei ministri, assunta senza ottenere preventivamente l’intesa della Regione Lazio, nonostante la stessa avesse denunciato i gravi danni che l’attività dell’impianto, pur essendo localizzato in territorio umbro, avrebbe potuto causare al lago di Bolsena e al bacino acquifero che lo caratterizza”.
“La sentenza – conclude Ghinassi – rende giustizia anche alle contestazioni mosse dalla Regione Umbria, che aveva chiesto al Consiglio dei ministri non solo di tenere nella debita considerazione le criticità denunciate dai Comuni, ma anche di non pronunciarsi fino a che un nuovo presidente non fosse stato eletto (la delibera del 31 luglio 2019 è infatti stata assunta nella fase in cui la Regione era priva di presidente per effetto delle dimissioni intervenute pochi mesi prima). L’ultimo, e più importante, risultato della sentenza è di avere imposto la riapertura del procedimento, nel quale non solo dovrà essere acquisita l’intesa sia della Regione Umbria che della Regione Lazio, ma dovrà essere svolta una nuova istruttoria che tenga conto dei rischi sismici e di impatto sulla risorsa idrica da sempre denunciati dai Comuni”.