Dando seguito a un’ordinanza del gip del Tribunale di Viterbo, su richiesta della Procura della Repubblica, sono state arrestate dai carabinieri quattro persone (marito, moglie e due figli), tutte indagate, a vario titolo, per occupazione di lavoratori stranieri clandestini, estorsione aggravata, violenza, minaccia e sfruttamento aggravato della manodopera.
Si tratta di una famiglia sarda trapiantata a Ischia di Castro, dove gestisce cinque aziende di allevamento di pecore e produzione di lana. Si parla di oltre cinquemila capi di bestiame e circa 40 dipendenti per la gran parte stranieri, costretti, secondo quanto accertato dagli inquirenti, a lavorare senza orari, né riposi settimanali, per poche centinaia di euro al mese, oltre che a vivere in alloggi fatiscenti e in condizioni igieniche scarsissime.
L’indagine ha avuto inizio nel 2019, dopo la morte, proprio a Ischia di Castro, di un 45enne albanese. Un parente della vittima, in quella circostanza, chiamò i militari (intervennero quelli della stazione di Valentano) denunciando il decesso come conseguenza di un malore. E invece no. Le cose stavano diversamente. I carabinieri, infatti, insospettiti da alcuni particolari riferiti una volta accorsi sul posto, hanno cominciato ad indagare e hanno scoperto che il 45 era deceduto all’interno di una delle aziende della famiglia, che costrinse il parente a portarlo via per evitare rogne.
“I familiari del deceduto – hanno spiegato i carabinieri – dopo aver vinto la paura delle ritorsioni paventate, data la fama di gente violenta di cui gode la famiglia sarda, oltre a raccontare la verità sulla morte del loro congiunto, hanno sottolineato come il corpo esanime del defunto sia stata trattato come quello di una pecora, poiché l’unica cosa che importava agli arrestati era che non fosse trovato morto nella loro azienda per timore delle relative conseguenze”.
Le indagini hanno quindi consentito agli investigatori di far luce sull’intera gestione del complesso aziendale. Oltre ai provvedimenti restrittivi, il gip, anche per mettere fine alla situazione di grave sfruttamento lavorativo che si è palesata, ha disposto il controllo giudiziario, attraverso la nomina di due amministratori, delle cinque aziende gestite dagli indagati.