Tre educatori e quattro assistenti dell’Associazione Juppiter in isolamento per due mesi, dal 5 marzo al 4 maggio, a San Martino al Cimino insieme a 18 ragazzi disabili e autistici provenienti da case famiglia di Capranica e Bagnoregio. Hanno abitato tutti insieme, senza mai uscire, in uno stabile messo a disposizione dalla Provincia. Grazie a questa reclusione forzata – basti pensare che nessuno è uscito neanche per fare la spesa, fornita infatti da altri operatori di Juppiter – il virus là dentro non è entrato.
Gli educatori in questione si chiamano Alphonse, Renato e Jean. Con loro Simona, Marika, Jessika e Claudine. E’ stato messo in piedi un progetto a metà strada tra necessità e scommessa, racconta Alphonse. Lui è arrivato dal Togo 15 anni fa, trovando un lavoro in Juppiter. “L’epidemia ci ha costretti a scegliere – dice -: o facevamo tornare i ragazzi a casa dai parenti, interrompendo i loro percorsi di crescita personale, o li aiutavamo a proseguire. E’ quello che abbiamo fatto”.
Nella casa di San Martino, un immobile di proprietà della Provincia, c’è spazio a volontà: tante camere, un salone per le attività, la cucina industriale, la sala mensa e una cintura di verde. Le giornate scivolano tra ginnastica, passeggiate, pulizie, canzoni.
Dal 5 marzo al 4 maggio, come detto, hanno vissuto una specie di Grande Fratello senza telecamere: nessuna visita, solo telefonate dai familiari. Da ieri è iniziata però anche qui una graduale fase 2: i 7 hanno potuto riabbracciare le famiglie e riprendere i normali turni, alternandosi con gli altri colleghi di Juppiter, mentre i 18 ragazzi speciali resteranno ancora nella casa per prudenza.