Quattro anni fa l’allora presidente di Talete, Stefano Bonori, commissionò uno studio per capire l’esatto stato di salute dell’azienda. Si scoprì che sarebbero serviti, per sistemare i conti, solo 4 milioni e mezzo di euro. Oggi sono lievitati a 40. Bonori, come si ricorderà, fu mandato via. Politicamente fu cacciato perché, a detta del padrone della ferriera, sarebbe arrivato qualcuno più bravo di lui che avrebbe sistemato tutto senza spendere una lira. Non era vero. Tutto falso.
La cosa più strana è che Bonori sulla situazione debitoria in cui versava la società idrica presentò anche un esposto alla magistratura, di cui però si sono perse le tracce.
Inevitabile domandarsi in queste ore, dopo l’annuncio choc di Bossola, perché chi di dovere non ha dato seguito a quell’esposto. Inevitabile domandarsi come mai quelle carte siano rimaste in qualche cassetto della Procura senza che nessuno si sia sentito in dovere di andare a fondo. Altrettanto inevitabile è chiedersi che cosa dicono i responsabili politici di quell’operazione di fronte alla situazione che si è venuta a creare. Che ne pensa insomma il consigliere regionale Enrico Panunzi?
L’esposto presentato da Bonori conteneva le risultanze della due diligence commissionata a una primaria società terza. Il presidente Bossola l’ha letta? Si è fatto un’idea di cosa possa essere accaduto in questi quattro anni? E come lui in Procura hanno approfondito la questione o è stato tutto lasciato cadere nel vuoto? Queste domande non possono restare senza risposta e siamo certi che stavolta non ci saranno orecchie da mercante che tengano di fronte alla gravità dei fatti ammessi da Bossola: 40 milioni di debiti che sembrano per forza di cose preludere alla privatizzazione dell’acqua pubblica. Alla faccia dei cittadini che hanno pagato, pagano e saranno costretti a pagare per godere di un bene inalienabile.