Mentre il presidente Andrea Bossola annuncia che Talete, per sopravvivere, ha bisogno di capitale fresco – 40 milioni – da trovare o tramite ricapitalizzazione, cioè con soldi che devono sborsare i Comuni, o tramite l’ingresso dei privati – è calato il silenzio sul finanziamento di 35 milioni di euro che la società avrebbe dovuto ottenere da Arera (Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente) e a fronte del quale, come garanzia, lo scorso dicembre, con un blitz compiuto qualche giorno prima di Capodanno, furono aumentate le bollette.
Si disse, anzi lo dissero soprattutto il presidente della Provincia, Pietro Nocchi, e il sindaco di Viterbo, Giovanni Arena, che si trattava di una manovra inevitabile. Ne sarebbe valsa la salvezza di Talete senza ulteriori sacrifici per i Comuni. A chi gli fece notare che non andava bene, sia il Comune di Viterbo che la Provincia risposero in maniera seccata quasi a dire che si stavano raccontando fandonie.
Epperò, a neanche un anno da allora si è scoperto che le cose non stavano come raccontarono. Le bollette sono aumentate – dal 7 al 15 per cento a seconda dei casi – ma il finanziamento di Arera non si è visto neanche in cartolina. Tutto è avvenuto sulle pelle dei cittadini, costretti a pagare bollette più salate o ora inermi nell’assistere all’aut aut di Bossola e in prospettiva costretti a subire ulteriori aumenti se entrerà, come tutto lascia pensare, capitale privato all’interno della società.
Alla luce di ciò, viste le bugie che Arena e Nocchi hanno raccontato a tutti i viterbesi, spalleggiati dai rispettivi padrini politici, ci chiediamo come sia potuta accadere una cosa del genere. I due perciò devono dare adesso precise spiegazioni a tutti i cittadini. Sono loro che hanno permesso – lo ripetiamo: per prendere il finanziamento di Arera che avrebbe dovuto evitare l’ingresso dei privati o la ricapitalizzazione – l’aumento delle bollette. Non possono far finta di nulla. Devono assumersi le loro responsabilità.