Sorgono spontanee alcune domande al presidente di Talete, Andrea Bossola, e a tutti i “saggi” che lo circondano e lo consigliano. Mentre il nuovo Consiglio di amministrazione si affanna a spiegare che, per salvare la società, è arrivato il momento di recuperare i crediti derivanti dall’evasione di chi non paga le bollette, facendo con ciò quasi cadere nel dimenticatoio il tanto sbandierato finanziamento dell’Arera in nome del quale sono state aumentate le tariffe, si rende infatti necessaria una chiara operazione verità.
- Che fine ha fatto la due diligence sui conti commissionata dal cda precedente all’era Parlato (quello presieduto da Stefano Bonori) e mai discussa?
- Si parla di dieci milioni di euro da recuperare. Ma le cose stanno diversamente. Posto che la morosità è ogni anno, in media, del 18 per cento del fatturato, solo relativamente al 2017 mancano in cassa 5 milioni, che, sommati a quelli degli altri anni, fanno lievitare l'”ammanco” a quasi trenta milioni. Basti pensare che nel 2014 furono spedite 27 mila lettere di sollecito per un valore di 12 milioni. Dunque, anche dal momento che nel frattempo nulla è cambiato nel sistema gestionale e del personale, si può sapere con certezza qual è l’ammontare reale dei soldi da recuperare? Come è possibile parlare solo di 10 milioni?
- Inoltre, che fine ha fatto il piano industriale già approvato dai sindaci nel 2015 (Progetto Parca), i quali però non misero i soldi per finanziarlo?
- Insomma, la politica che ha espresso Bossola e a questo punto Bossola stesso lo vogliono o no spiegare una volta per tutte come stanno le cose e come intendono affrontarle? Si degneranno di dirci come mai si sono accumulati nel frattempo tutti questi crediti? Perché non ci si è mossi prima per recuperare l’evasione?