In occasione dello sciopero globale proclamato per l’8 marzo, in risposta all’appello del movimento di “Non una di meno”, l’Usb organizza a Viterbo un dibattito pubblico sulla disuguaglianza di genere nel mondo del lavoro.
L’appuntamento è per lunedì 4 marzo alle 18, presso la sede del sindacato (via Garbini 51).
“Discriminazione di genere sul lavoro, ne discutiamo insieme per combatterle”, si legge in una nota. Il dibattito partirà “dai dati impietosi che vedono le donne doppiamente colpite dalla precarietà e dallo sfruttamento, ormai sistemici nei luoghi di lavoro”. “Un peso – prosegue il comunicato – che si manifesta in modo chiaro nella differenza salariale fra uomini e donne che sarà colmata solo nel 2236. A parità di qualifica e competenze, nel lavoro dipendente le donne sono pagate il 23% in meno, percentuale che sale al 29% per il lavoro autonomo e al 38,5% tra le lavoratrici più istruite. Tutto questo, in un mercato del lavoro in cui l’occupazione femminile è al 49,5%, contro il 68,5% di quella maschile, nonostante le donne siano più istruite degli uomini (63% le diplomate, 58,8% i diplomati)”.
“Le donne – continua l’Usb – ‘vantano’ anche un altro primato: in un anno totalizzano 50,6 miliardi di ore di lavoro non retribuito, quello cioè che contribuisce alla produzione familiare (il lavoro retribuito dell’intera popolazione italiana totalizza 41,7 miliardi di ore l’anno). Ogni casalinga lavora gratis 2539 ore l’anno, contro le 1507 ore delle occupate e le 826 degli uomini (occupati e no)“.
La parte centrale del dibattito sarà caratterizzata dalla testimonianza diretta di una lavoratrice, che racconterà, in prima persona, come sulle donne non gravino soltanto le irregolarità legate alla mancanza di diritti e sicurezza sui posti di lavoro, ma anche i continui riferimenti sessuali, fino alle molestie vere e proprie, del datore.
Ancora più esposte al datore di lavoro risultato le donne migranti: “Il loro permesso di soggiorno – spiegano dal sindacato – si lega al posto di lavoro. Il ricatto, per loro, non sono ore di lavoro in più o pagamenti in nero, ma abusi sessuali, pestaggi e coiti talmente brutali che ne portano il segno per tutta la vita. Fra il 2015 e il 2016, in agricoltura, le donne migranti vittime di abusi sono state un milione e 404 mila“.
L’Unione sindacale di base invita tutte le lavoratrici, italiane e migranti, a partecipare e, se possibile, condividere la propria esperienza: “Lo scopo del dibattito è discutere tutte e tutti insieme dello sfruttamento lavorativo, psicologico e fisico che investe le donne, senza alcuna ritrosia, per trovare strumenti di ribellione concreti e applicabili. La vergogna è soltanto di coloro che schiavizzano e abusano facendo leva sulla propria posizione di potere”.