Barbara Cozzolino di “Lavoro e beni comuni” interviene nel dibattito sulle ex Terme Inps riesploso dopo la perlustrazione eseguita nei giorni scorsi dalla municipale. Ispezione nel corso della quale, oltre al degrado, è emerso che alcune persone pare abbiano stabilito qui una dimora provvisoria, per ripararsi dal freddo.
Quella dello stabilimento delle ex Terme Inps sembra proprio essere una storia infinita. Pochi mesi fa, ottobre 2018, la recinzione era stata sfondata da ignoti; e già allora inviammo un articolo su tale episodio.
Di ieri, invece, la notizia che lo stabilimento, come già accaduto nel maggio 2016, sia utilizzato a uso abitativo. Il 27 maggio 2016 era intervenuta anche Rai3, con la trasmissione Agorà.
In oltre venticinque anni, dalla chiusura dello stabilimento, le varie amministrazioni che si sono alternate in città ne hanno promesso la riapertura. È evidente, tuttavia, che abbiano impegni più urgenti da portare a termine e che impediscono loro di occuparsi di questo quasi trentennale problema. Ed è altrettanto evidente come Battaglia Terme, Salsomaggiore Terme, Fratta Terme e San Giuliano Terme, ovvero gli altri quattro luoghi un tempo dotati di terme gestite dall’Inps che, al pari di Viterbo, negli anni ‘90 subirono un destino simile al nostro, questi impegni più urgenti, nell’ultimo trentennio, non li hanno avuti, considerando che i loro stabilimenti termali non solo sono riusciti a riprendersi ma basano anche buona parte dell’economia comunale proprio sul turismo termale; al punto di utilizzare la dicitura “terme” nel toponimo.
A Viterbo, che la dicitura “terme” non c’è, nonostante le nostre siano considerate tra le migliori acque termali in Italia e forse in Europa, la situazione è rimasta quella che era dal 1992, anno di chiusura dello stabilimento Terme Inps.
Ci auguriamo che, dopo la recente brillante operazione che “ha sgominato” la camorra locale, ci sia finalmente tempo e modo per occuparsi anche del recupero di questo immenso patrimonio. La città ne avrebbe tanto da guadagnare.
Per il momento, che aggiungere? Siamo contenti di sapere che, considerando il momentaneo abbandono, qualcuno abbia pensato di utilizzarle come abitazione provvisoria. Magari quegli stessi senzatetto “sfrattati” dalla stazione di Porta Romana e che avevano necessità di ripararsi dal freddo.