“In tutta Italia si stima che i lavoratori qualificati che operano nel settore dei servizi all’integrazione sono circa 40 mila. Nella nostra provincia, nei diversi Comuni coinvolti, abbiamo circa 300 professionisti che rischiano di perdere il loro posto di lavoro. Il decreto Salvini rischia di far tornare il modello di accoglienza italiano, oggi preso come esempio in tutta Europa, indietro di anni”.
Secondo Fortunato Mannino, segretario provinciale della Cisl, gli effetti del decreto sicurezza – il 22 novembre il voto alla Camera dopo l’approvazione nei giorni scorsi a parte dell’aula del Senato – saranno devastanti: “Porterà ad una riduzione sostanziale del numero di persone accolte dal sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), unico sistema pubblico di accoglienza, centri aperti dai Comuni, che garantisce un vero sistema di accoglienza integrata efficiente, che include misure di accompagnamento, assistenza e orientamento”.
“Il decreto – prosegue Mannino – parla inoltre di riduzione della quota giornaliera pro capite: dagli attuali 35 euro si passa ad una quota variabile che va da 19 euro a 26 euro”.
Sempre il segretario provinciale della Cisl: “È evidente che non si potranno garantire tutti i servizi di integrazione che questo sistema permette: si potranno fornire solo vitto e alloggio. Tutte le strutture che oggi sono impegnate in questo tipo di accoglienza si avvalgono di personale qualificato (psicologi, pedagoghi, esperti in interculturalità, interpreti), prevalentemente giovane; non potendo garantire servizi quale l’insegnamento dell’italiano, la formazione professionale, la gestione del loro tempo (volontariato e socializzazione), non potranno partecipare ai bandi che si attengono alle nuove quote giornaliere”.
Ricadute negative anche per i Comuni: “Il decreto legge elimina anche il fondo Bonus gratitudine, un fondo che sostiene i Comuni che hanno accolto richiedenti asilo; è bene ricordare che queste risorse sono a destinazione libera e non sono intese come un contributo per la realizzazione di opere e servizi vincolati all’accoglienza: ogni comune può, o meglio poteva, utilizzarle come meglio credeva. Il danno economico alle comunità locali è palese”.
“La Cisl di Viterbo – conclude Mannino – chiede a tutte le istituzioni politiche e governative, regionali, provinciali e comunali di attivarsi al fine di modificare l’applicazione del Decreto Legge Sicurezza e Immigrazione, al di là delle diverse appartenenze politiche. La Cisl di Viterbo auspica che venga urgentemente aperto un tavolo di confronto con i diversi Comuni coinvolti, con la Prefettura, con le imprese sociali, le cooperative sociali, le associazioni, così da dar voce ai professionisti del settore che, loro sì, potrebbero davvero proporre soluzioni serie per trasformare la piaga dell’immigrazione in uno strumento che crei lavoro e trasformi la nostra società, chiusa e spaventata, in un modello di integrazione dalle molteplici opportunità”.