di Socrate
La “professione della politica” è un tema che da sempre ricorre e spesso rifugge in molti luoghi di pubblica discussione. Nell’attuale “Terza” Repubblica non fa più scalpore parlarne con toni eufemistici, è semplicemente un elemento reale. Come farebbero, infatti, i tanti “scappati di casa” presenti in Parlamento e nelle diverse istituzioni in cui sono stati spediti dai politicanti di turno a sbarcare il lunario se non ci fossero le prebende, seppur finalmente ridimensionate che gli sono state attribuite seppur pro-tempore? L’andazzo attuale tuttavia vede la sua sede storica in periodi ben antecedenti questa tanto contestata Terza Repubblica. Già nella Seconda ed addirittura nella Prima delle plurime forme di Stato che ci hanno (ahimè) lasciato orfani esistevano le figure dei “parassiti della politica”. Ma chi erano (e sono) costoro? Semplice, direbbe l’uomo della strada, che, seppure ne vorrebbe la fine, brama, tuttavia, in cuor suo di poterne entrare a far parte. Sono coloro che, apparentemente molto colti ed innovativi, affondano le loro maestose pretese in curricula di infimo livello in cui riescono a malapena a poter far risaltare una mediocre ottenuta maturità di scuola media superiore (però classica!). La loro carriera professionale inizia, normalmente, quali funzionari di partito e poi, quando va bene, proseguono facendo i presidenti di istituzioni territoriali e poi, addirittura, riescono ad approdare in Parlamento quali uomini di spicco di un territorio di cui hanno il solo “padrino politico” come residente. E poi? Ci si chiede, quando il Parlamento li espelle per mancata rielezione? Ma semplice: tornano al loro illustre mestiere di funzionari di partito finché il partito dura o, in alternativa, aspettano un “nuovo postartelo al sole” assegnato d’imperio da parte del compagno di partito presidente, anch’esso, di Istituzione Territoriale di più alto standing. Tutto ciò alla faccia di coloro che studiano e che fanno carriera. Certo tutt’altra figura fanno quelli che possono vivere di luce propria, titolari di imprese di “grandi” dimensioni in termini di ettari e di finanziamenti e che, invece, una laurea ce l’hanno e pure uno stipendio fisso ed un posto dirigenziale. Ma il posto dirigenziale “al sole” in che epoca è stato conseguito? Forse, casualmente, in tempi di pace territoriale in cui contava ancora il rispetto per gli uomini, specie quelli dello stesso territorio e il governo era composto da ministri non facenti parte della schiera dei funzionari di partito? Porteremo il quesito alla Scuola di Atene.