Trattamenti fitosanitari alle nocciole e alle castagne sempre più nell’occhio del ciclone. Mentre continuano ad arrivare in redazione segnalazioni, non solo sull’incidenza dei tumori, ma anche su quella anomala della malformazione nota come ipospadia – già conosciuta ai sanitari del Bambin Gesù e del Policlinico Gemelli per la percentuale significativa (ben oltre la media) che si registra da anni nella zona del Viterbese – non si può sottacere il coraggio dell’amministrazione comunale di Corchiano, che, lo scorso anno, ha regolamentato il numero dei trattamenti possibili. E’ l’unica amministrazione dei Cimini ad averlo fatto, contrapponendosi così alla completa inattività delle altre. E’ per questo che risulta particolarmente importante l’iniziativa dal capogruppo del Pd al Comune di Viterbo, Luisa Ciambella, che ha chiesto di convocare un Consiglio comunale aperto al confronto con gli studiosi e i comitati di tutela della salute. Ci si augura che il sindaco Giovanni Arena accolga rapidamente la sollecitazione dell’ex vicesindaco.
Affrontare in maniera incisiva il problema risulta oltretutto ancora più urgente alla luce dell’elevata quota di finanziamenti (concessi nell’ambito del Piano di sviluppo rurale) sia a favore di aziende già impiantate, sia a favore dell’imprenditoria giovanile per ulteriori insediamenti di nocciole. Rispetto a questo scenario, che inevitabilmente produrrà ulteriori concentrazioni di coltivazioni intensive nella zona di Viterbo e dei Cimini, appare sempre più necessaria una regolamentazione basata sui principi di prevenzione di precauzione. In tanti segnalano anche come i trattamenti in questione, se non accuratamente regolamentati per quantità e qualità, oltre che mettere a rischio la salute della popolazione, rischiano di danneggiare anche le produzioni biologiche.
Dicevamo sopra dell’esempio virtuoso di Corchiano, dove il Comune è arrivato a porre limiti ben precisi ai trattamenti al termine di un percorso che ha visto lavorare fianco a fianco con gli uffici il locale Comitato per la salute pubblica, che si è fatto portavoce delle richieste di gran parte della comunità locale. Quattro i punti del provvedimento: 1) divieto assoluto di utilizzo di tutti i prodotti in cui è contenuto il principio attivo del glifosate. Il divieto riguarda tutto il territorio comunale e vale tutto l’anno. Da notare che il glifosate è un erbicida classificato come probabile cancerogeno ed è per questo che in tutto il mondo se ne chiede la messa al bando. A Corchiano la tutela delle falde acquifere, del suolo e dell’aria hanno dunque avuto priorità su tutto; 2) aumento delle distanze di sicurezza dal centro abitato, dai pozzi, dalle falde acquifere di importanza ambientale, dai monumenti naturali (di cui Corchiano è ricco), dalle case isolate e dalle attività umane. A Corchiano attualmente le distanze di sicurezza sono tra le più stringenti della provincia; 3) obbligo di segnalazione dei trattamenti almeno 12-24 ore prima, sia agli ingressi principali dei terreni, che nei perimetri; 4) adeguamento delle multe per chi non ottempera agli obblighi previsti dall’ordinanza: sia va da un minimo di 300 ad un massimo di 900 euro. In caso di recidiva, si può anche arrivare alla sospensione delle autorizzazioni; 4) divieto di irrorazione aerea, compresa quella effettuata con i droni. Le uniche eccezioni sono previste dall’articolo 13 del Pan, dietro autorizzazione del ministero dell’ambiente.