A vedere le facce, i sorrisi raggianti, gli abbracci e i baci schioccati alla cena del centrodestra apparecchiata da Giovanni Arena venerdì sera al solito posto, l’agriturismo Monteparadiso, sembrava di essere a una festa su una nave da crociera (speriamo non il Titanic). Una vita in vacanza, come quella di alcuni dei commensali, che da anni se la spassano su ben altri Transatlantici.
Un’orgia smielata di baci, abbracci, sorrisi e foto di gruppo in tutte le combinazioni possibili: tra Marini e Fusco, tra Arena e Battistoni, tra Caci e Arena, tra Arena, Battistoni e Fusco, tra Gasparri e Sabatini, addirittura tra Marini e Battistoni, per la serie c’eravamo tanto odiati.
Mancava solo l’orchestrina, in compenso c’era l’imitatore di Vasco Rossi: “Voglio trovare un senso a questa storia, anche se questa storia un senso non ce l’ha”, urlava il Blasco di Monteparadiso di fronte a un raggelato Gasparri e abbracciato a un non proprio scioltissimo Giovanni (guarda l’esibizione).
Il clima più che elettorale sembrava natalizio e il centrodestra un’Arca dell’alleanza più che quelll’Arca di Noè dove fino a due settimane fa animali tra i più feroci, voraci e velenosi – leoni, tigri, vipere e serpenti a sonagli – hanno cercato di divorarsi l’uno con l’altro, e soprattutto di divorare Capitan Findus, ovvero Giovanni Arena, detto anche tenerone. Tanto tenero però Giovanni alla fine non si è dimostrato, anzi. E’ riuscito a tenere duro più della Lega, che in materia pur vanta una certa tradizione, perlomeno a parole.
Alla fine, come ha spiegato il senatore Maurizio Gasparri, l’uomo delle trattative di Forza Italia, ospite d’onore alla cena di venerdì, è stata la strategia del rinvio messa in atto dai vertici nazionali a dimostrarsi vincente. “Molte volte la discussione è stata lasciata sul tavolo, evitando che sfociasse in litigi. Quando si annunciavano riunioni, a volte abbiamo atteso. Come in agricoltura, occorre che il frutto sia maturo. La vendemmia a maggio non si può fare”, ha rivelato Gasparri a Tusciaweb. Ora non resta che verificare quanto questi frutti, maturi e zuccherosi, siano graditi all’elettorato.