“La diretta Rai del matrimonio di due regnanti di un paese extra-Ue, è secondo me l’emblema di una società che accetta supinamente di farsi prendere per i fondelli. Mentre i giovani e i quarantenni non possono sposarsi o mettere al mondo figli perché disoccupati, precari o perché guadagnano due spiccioli lavorando 12 ore al giorno pure i festivi, il servizio pubblico, la televisione di Stato (italiana) ci fa ammirare questi due reali che si uniscono in matrimonio… E per fortuna che nel ’46 votammo per la Repubblica”.
L’ha scritto Massimiliano Bernini, ormai ex parlamentare del M5S, ma l’avrebbe potuto scrivere, ovviamente su quell’avanposto mondiale del pensiero antagonista che è Facebook, qualsiasi esponente del radicalismo di sinistra, più o meno chic (una prece per il da poco defunto Tom Wolfe).
A parte il fatto che, se fosse per l’ortodossia grillina, anche l’Italia oggi sarebbe un paese extra Ue, non si capisce che cosa c’entri la disoccupazione italiana con il royal wedding. Seguendo lo stesso ragionamento di Bernini, la Rai non dovrebbe trasmettere nemmeno la finale dei campionati del mondo di calcio: che il servizio pubblico “obblighi” giovani che guadagnano due spiccioli ad assistere alle gesta di 22 coetanei miliardari che corrono appresso a una palla è a dir poco insultante. Seguendo lo stesso ragionamento, dovremmo vietare anche certe fiabe diseducative: non è immorale che una sfigata come Cenerentola, invece di sposarsi con l’impiegato part time del call center o con il rider di Foodora per continuare a fare la sguattera, si faccia impalmare dal principe azzurro, il quale, probabilmente come Harry con Meghan, la cornificherà alla prima occasione?
Che Bernini non possa appassionarsi al matrimonio tra il figlio minore e probabilmente illegittimo del “tampax di Camilla” (il prossimo re d’Inghilterra Carlo) e una starlette divorziata, ci sta tutto. Vuoi mettere con il futuro matrimonio tra lo scugnizzo Di Maio e Giovanna Melodia? Si dà però il caso che quello tra il cadetto di casa Windsor e Meghan Markle, come tutti i royal wedding da che il mondo è immondo, sia un fatto di costume che appassiona il popolo, notoriamente bue.
Tra trent’anni, tra le immagini di repertorio del 2018 conservate nelle teche, rivedremo quelle del matrimonio tra il principe rosso e la ballerina (pardon attrice). Difficilmente quelle dell’ennesimo inutile dibattito sull’aria che tira intorno al governo Salvimaio su La7, che difatti sabato mattina ha sospeso gli inevitabili talk show per la diretta dal castello di Windsor. Bernini provi a guardare Rai storia e troverà di certo più significative dello spirito dei tempi che furono le immagini del matrimonio tra Ranieri di Monaco e Grace Kelly (a cui assistettero in diretta televisiva 30 milioni di persone) che non quelle di qualche tribuna politica d’antan. In attesa che Di Maio e Salvini facciano la storia vera, con il reddito di cittadinanza e la flat tax, lasciamo pure il popolo sognare, o spettegolare, in diretta tv con quella falsa e con un matrimonio da fiaba. Soprattutto dalla posizione privilegiata di chi, 72 anni fa, tra repubblica e monarchia scelse la prima.