Filippo Rossi entra nel vivo della campagna elettorale, cavalcando sui social i soliti cavalli di battaglia del suo repertorio (bellezza, turismo, ricettività, cultura ed eventi) e sparando all’impazzata a destra e sinistra secondo un copione sperimentato con successo 5 anni fa.
Ovviamente, come ricorda il M5S, se le prediche possono anche essere giuste, assolutamente sbagliato è il pulpito da cui vengono impartite. Ergo: quello di Rossi non è un pulpito eticamente tollerabile.
Parlando di Viva Viterbo, bisogna partire da una domanda facile facile: cosa ha fatto Filippo Rossi in questi anni per la città e cosa invece ha prodotto per se stesso? Il Villaggio di Natale, oltre a Caffeina, ovvio, ma, visto che era consigliere comunale, perché non ha messo a disposizione dell’amministrazione le sue doti di grande organizzatore (così si definisce)? In altri termini, perché, a differenza di quanto accade in tante altre città, gli eventi che ha promosso sono stati tutti di iniziativa privata e non pubblica? E soprattutto: perché dell’iniziativa privata in questione è lui medesimo parte integrante?
Se fare politica significa lavorare esclusivamente per il bene della comunità, di Filippo Rossi tutto si può dire tranne che sia un politico disinteressato. E’ questa, al di là delle varie contraddizioni che l’hanno visto amoreggiare ora con il centrosinistra e ora con il centrodestra a seconda delle convenienze contingenti, la grande anomalia della sua nuova candidatura. Un’anomalia che diventa conflitto di interessi quando, come nel caso del Villaggio di Natale, si sfruttano per fini privati e commerciali spazi e ambienti pubblici, arrecando oltretutto disservizi a residenti, operatori del centro storico e cittadini in genere. Un’anomalia che mette in imbarazzo l’amministrazione regionale, che come si sa sembra aver avallato la sua seconda lista (Area civica). Un’anomalia che sfacciatamente viene nascosta dietro ad atteggiamenti populistici fatti di dichiarazioni contro Marini (5 anni fa) e contro Michelini (quest’anno), nonostante sia il primo che il secondo, pur tra mille contraddizioni, abbiano permesso agli eventi del clan Caffeina di crescere e prosperare.
La verità è che Filippo Rossi, per non essere sottoposto al controllo pubblico, e temendo che vengano messe a repentaglio le sue iniziative, diventa parte integrante di quella stessa politica che dice di voler combattere con l’obiettivo di condizionarla. Questo, appunto, si chiama conflitto di interessi.
Sarà interessante verificare la tenuta di questo sistema alla luce della carta d’intenti siglata da M5S e Lega proprio per la rimozione dei piccoli e grandi conflitti in cui possa incorrere un amministratore pubblico. Sarà interessante capire quali altre funamboliche piroette si inventerà Rossi e soprattutto sarà interessante vedere si i viterbesi si lasceranno anche quest’anno mettere l’anello al naso come cinque anni fa quando Viva Viterbo ottenne l’exploit che sappiamo e che ha permesso a Rossi di consolidare la sua industria dello spettacolo.