A causa della fragilità del suo ecosistema, dello sfruttamento dell’uomo e del cambiamento climatico, il Mar Morto, dal 2014 inserito nella classifica sui 10 luoghi da visitare prima che sia troppo tardi, potrebbe evaporare completamente nel giro di una cinquantina d’anni lasciando al suo posto un instabile deserto salino.
Da molti anni il bacino d’acqua alimentato dal fiume Giordano che si estende nella depressione più profonda della Terra tra Israele, Giordania e Cisgiordania, si inabissa oltre i 423 metri certificati sotto al livello del mare (erano 394 negli Anni ’60) e si restringe perdendo un metro all’anno, per un volume impressionante di otto milioni di metri cubi d’acqua che evaporano quotidianamente.
Il Giordano, suo unico immissario, dovrebbe porre rimedio, ma è a sua volta munto senza pietà lungo il suo corso dai prelievi d’acqua per l’irrigazione. Il risultato è ben visibile dal satellite: nelle immagini il Mar Morto appare nettamente spartito in due bacini separati, con quello inferiore, da sempre meno profondo, ormai ridotto a una serie di aree di evaporazione da cui vengono estratti intensivamente cloruro di potassio, bromo, magnesio e altri minerali utili per produrre cosmetici e fertilizzanti di cui sono ricche le sue acque, otto volte più salate di quelle marine.