L’elezione di Alessandro Romoli a presidente della Provincia è il frutto del peggior trasversalismo che si potesse impadronire del panorama politico viterbese. Un grande inciucio, pericoloso, che annulla la normale dialettica tra maggioranza e opposizione su cui deve basarsi ogni democrazia.
Il sindaco di Bassano in Teverina è il terminale di tutto ciò e la riprova che è proprio lui quello che meglio interpreta la deriva attuale in provincia di Viterbo arriva dal suo paese, dove, negli ultimi giorni, sono comparsi due manifesti degni di nota. Il primo è del circolo locale del Partito democratico, che, orfano dei valori di quella sinistra che proprio in questo comune trovava un tempo fertile terreno per la riaffermazione dei propri ideali, saluta l’elezione del “suo sindaco” a presidente, giudicandola “motivo di orgoglio e di speranza per tutti i bassanesi”. La nomina di Romoli, dice il circolo, è stata possibile grazie “all’alleanza stretta dal Pd con le altre forze civiche e moderate”: lo sanno tutti, ovvio. Meno ovvio invece che, vergognandosi di citare Forza Italia, i “sinistri” bassanesi parlino genericamente di forze moderate, manifestando con ciò loro stessi la contraddizione insita in quell’alleanza: da un lato, quello politico, priva cioè di qualsiasi visione e irrispettosa di chi interpreta l’impegno pubblico in maniera costruttiva al servizio del bene comune; e dall’altro, quello opportunistico, che, annientando la dialettica tra destra e sinistra, mira solo alla gestione del potere.
Il secondo manifesto è di Fratelli d’Italia. Loro, in risposta al primo, attaccano il Pd per essersi accorto “così tardi, dopo 13 anni”, delle grandi “qualità amministrative del nostro sindaco”. A Romoli, sul quale non hanno “mai dubitato”, augurano un proficuo lavoro, lasciando apertamente intendere che lo hanno anche loro votato. Ma se così è, ciò significa che Fratelli d’Italia, anziché appoggiare il candidato del centrodestra, Alessandro Giulivi, ha preferito trasversalmente far parte della grande ammucchiata orchestrata da Forza Italia (Battistoni) e dalla sinistra del Pd (Panunzi). Un fatto, questo, non isolato se è vero che a Giulivi sono mancati migliaia di voti.
In sintesi: sia il Pd che Fratelli d’Italia hanno votato Romoli perché in grado di garantire qualcosa a tutti e due. Questo è ciò che succede quando la politica, abdicando ai propri valori, diventa solo un laboratorio finalizzato alla ricerca delle migliori alchimie per la gestione del potere, o meglio per farlo gestire da chi, al vertice della piramide, tradisce i propri stessi elettori.