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Home » Territorio » Tornano in provincia di Viterbo 6 beni culturali “rubati”

Tornano in provincia di Viterbo 6 beni culturali “rubati”

11 Dicembre 2021

Sei importanti beni culturali della provincia di Viterbo tornano a casa. Sono:

  1. l’Efebo di Sutri, opera in bronzo del I a.C. che lascia il Museo nazionale romano per andare ad integrare la collezione permanente del Museo Doebbing di Sutri;
  2. due prestigiosi dipinti di Vouet che dal Castello di Racconigi di Cuneo vengono ricollocati ad Oriolo Romano. I due olio su tela saranno esposti a Palazzo Altieri. Raffigurano rispettivamente il ritratto di Laura Caterina Altieri e due ritratti femminili, riferibili al XVII sec. A Palazzo Altieri, dalla Pinacoteca di Brera, torna anche un dipinto di Giovanni Baglione, l’Immacolata concezione tra i Santi Pietro e Paolo, Clemente VIII e un donatore;
  3. infine, il gruppo scultoreo del Gladiatore che uccide un leone che decorava la peschiera di Villa Giustiniani e il Torso di Mitra restituito dal Getty Museum nel 1999 torneranno ad impreziosire la Villa di Vincenzo Giustiniani a Bassano Romano. Le opere rispettivamente del II d. C. e del XVII sec, provengono dal Parco Archeologico di Ostia Antica.

L’iniziativa rientra in un progetto del ministero della cultura, denominato 100 opere tornano a casa, fortemente voluto dal ministro Dario Franceschini per promuovere e valorizzare il patrimonio storico artistico e archeologico italiano conservato nei depositi dei luoghi d’arte statali. Si tratta di dipinti, sculture, reperti archeologici che i musei prestatori non intendono esporre a breve, ma che trasferiti in altri musei, collocati nelle aree più interne del nostro Paese, incentivano la valorizzazione sia dell’opera d’arte che del museo ricevente.

Il punto di partenza del progetto è stata la banca dati, elaborata fin dal 2015 dalla Direzione generale musei, composta da 3.652 opere provenienti dai depositi di oltre 90 musei statali. La selezione delle opere e dei luoghi della cultura ha tenuto conto di valutazioni e richieste provenienti dalle realtà periferiche. La scelta è avvenuta in base a tre criteri: opere provenienti da chiese o palazzi situati in altri territori e nel tempo confluite nei principali musei italiani, dipinti o sculture che in questo modo compiono un “ritorno a casa” nei luoghi per i quali sono stati realizzati; opere che integrano le collezioni del museo destinatario; opere che, inserite nelle collezioni di destinazione, danno vita ad accostamenti interessanti e favoriscono l’apertura dei musei verso nuovi pubblici. Grazie al progetto, numerose opere sono state restaurate e alcuni spazi museali sono stati ripensati per accoglierle.

“Questo progetto – dichiara il Ministro della Cultura Dario Franceschini – restituisce nuova vita a opere d’arte di fatto poco visibili, di artisti più o meno conosciuti, e promuove i musei più piccoli, periferici e meno frequentati. Solo una parte delle opere dei musei statali è attualmente esposta: il resto è custodito nei depositi, da cui proviene la totalità dei dipinti e dei reperti coinvolti in questa iniziativa. Queste cento opere sono soltanto le prime di un progetto a lungo termine che mira a valorizzare l’immenso patrimonio culturale di proprietà dello Stato. Un obiettivo che sarà raggiunto anche attraverso un forte investimento nella digitalizzazione e nella definizione di nuove modalità di fruizione prevedendo nuove collaborazioni come la realizzazione di una serie di documentari insieme alla RAI, che ha anche il merito di rafforzare il legame tra il territorio e l’opera d’arte”.

La valorizzazione del progetto prevede, inoltre, la collaborazione con la Rai che, attraverso Rai Doc, realizzerà un nuovo format, composto da un documentario breve e una serie di tredici episodi in presa diretta che saranno trasmessi dalle reti generaliste. Verranno raccontati la restituzione e il restauro delle opere d’arte partendo dai musei delle grandi città italiane, dai depositi dove l’opera è stata custodita e dai laboratori dove le sapienti mani dei restauratori l’hanno riportata a nuova vita. I direttori dei musei di provenienza e di quelli riceventi, i restauratori, gli storici dell’arte e gli esperti spiegheranno agli spettatori la storia dell’opera e le ragioni per cui è finita lontano dai luoghi che l’hanno vista nascere, offrendo anche spunti sulle attività dei professionisti dei beni culturali. Il format seguirà il viaggio delle opere d’arte che, una volta messe in sicurezza, saranno trasportate a bordo di pulmini speciali brandizzati con il logo “100 opere tornano a casa”, per raggiungere il museo che le accoglierà. Questo percorso, ripreso anche con i droni, diventa l’occasione per raccontare la diversità dei territori e dei luoghi d’Italia, per scoprire meglio le radici, la cornice storica, geografica, il paesaggio che ha ispirato gli artisti.

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