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Home » Cronaca » Deposito scorie nucleari, la partecipazione negata

Deposito scorie nucleari, la partecipazione negata

13 Novembre 2021

Riceviamo e pubblichiamo

Sogin ha avviato il Seminario nazionale per l’approfondimento degli aspetti tecnici relativi al Deposito delle scorie nucleari e al Parco tecnologico con l’intento di verificare la rispondenza delle aree individuate ai requisiti dell’Iaea (Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione) e agli aspetti connessi alla sicurezza dei lavoratori, della popolazione e dell’ambiente, e dulcis in fundo, illustrando i possibili benefici economici e di sviluppo territoriale connessi alla realizzazione di tali opere ed alle misure compensative.

Il Seminario è iniziato il 7 settembre e finirà il 24 novembre, tutte le 7 regioni coinvolte saranno ascoltate in diverse sessioni. La conclusione è prevista per il 15 dicembre, data di pubblicazione del resoconto complessivo dei lavori. La tempistica prevede poi un tempo di circa 240 giorni tra ulteriori osservazioni e il gran finale della manifestazione di interesse per il sito idoneo, che a detta di Fabio Chiaravalli, direttore Deposito nazionale e Parco tecnologico, saranno più di uno. Secondo Sogin i 900 milioni di investimento saranno la chiave per la candidatura dei comuni che avranno la fortuna di ritrovarsi un sito idoneo. Le audizioni rimarranno sul canale YouTube di Sogin, comprese le due giornate dedicate al Lazio, registrate il 10 e l’11 novembre, i partecipanti erano i portatori di interessi che entro i termini di 180 giorni a partire dal 5 gennaio 2021 avevano inviato le osservazioni al progetto, nel Lazio circa 40 tra associazioni, enti locali, comitati, privati cittadini e società.

Sono stati due giorni importanti per spiegare in dettaglio la contrarietà al Deposito da parte dei relatori che avevano 10 minuti e una presentazione di 5 slide a disposizione, una partecipazione blindata e per niente interlocutoria, si interveniva e dallo studio commentavano senza diritto di replica. Sono intervenuti per il Lazio, quasi tutti i tecnici incaricati dai sindaci per la redazione delle osservazioni, l’unico sindaco che ha letto la sintesi delle osservazioni è stato quello di Tarquinia.

Personalmente ho rappresentato, come presidente di Italia Nostra (Sezione Etruria di Tarquinia, Montalto e Canino), anche le altre associazioni che avevano sottoscritto le osservazioni: Lipu, Forum ambientalista, Comitato per il diritto alla mobilità di Tarquinia, Comitato 100% Farnesiana e Comitato per la difesa della valle del Mignone. Il mio intervento è stato anticipato da una breve premessa in cui ho espresso il mio personale disaccordo con il metodo Sogin: le osservazioni sono state infatti pubblicate sul sito ma non vi è stato di certo il tanto declamato dibattito pubblico, in questo percorso il cittadino è stato escluso. La scelta la faranno, soltanto i sindaci anche senza la dovuta partecipazione dei cittadini.

L’area individuata come VT-25 è posizionata a cavallo della SP Dogana che taglia quasi perfettamente a metà la superficie totale dell’area di (ha) 361 ricadenti tra il Comune di Tarquinia e quello di Tuscania. La parte appartenente al comune di Tarquinia, circa 150 ettari ed interamente corrispondente al territorio della Roccaccia, in parte è di proprietà dell’Università agraria, terreni soggetti agli usi civici. Ho sottolineato con forza che l’area interessata ad uso civico ha un valore sottostimato dalle indagini tecniche di Sogin, poiché rappresenta l‘eventuale e inopportuna modifica territoriale che renderebbe non fruibili i relativi diritti di uso civico, che hanno consentito alle tante generazioni di godere dei beni e del paesaggio intatto che aveva nei secoli precedenti.

L’area è in parte coltivata a grano, in parte è lasciata incolta, per questo motivo agli occhi di chi ha scritto la relazione sul sito di VT25 non è di altissimo valore naturale. Su questo concetto si basa l’errore: ritenere non importante la naturalità dei luoghi e del suo paesaggio. Sapete chi ha già fatto questo errore? L’ha fatto l’Anas con il tracciato verde nella Valle del Mignone. Sapete che fine ha fatto il progetto? E’stato bocciato dal Tar. L’opera proposta è dichiarata e documentata in ben due pareri negativi del Minambiente, “immiticabile”, e non può essere semplicemente oggetto di compensazioni ambientali, in questo caso economiche ritornando al progetto della CNAPI.

Sogin ritiene che l’area sia poco abitata, l’area è distante 9 km dal nucleo abitativo di Tarquinia, 13 Km da quello di Monte Romano e 10 km dalla Località marittima Spinicci (Tarquinia) che insieme a Tarquinia lido d’estate possono ospitare più di 50.000 persone in un giorno, non ci sembra un posto poco abitato.

Ho lasciato agli atti una serie di domande: Alla fragilità naturalistica si aggiunge quella sismica, sottostimata nel comune di Tarquinia, ma segnalata nell’area adiacente del comune di Tuscania, come è stato possibile far rientrare questa area tra le idonee? Le linee guida di Ispra potrebbero non tenere conto dell’importanza delle aree naturali? I corsi d’acqua e l’estrema vulnerabilità idraulica dell’area sono stati presi in considerazione? Sui 40 ettari del parco tecnologico saranno autorizzate anche sperimentazioni? Perché non è possibile sapere fin da ora a che cosa è esattamente destinato? L’iter della Cnapi finirà con una manifestazione di interesse, se nessun comune parteciperà come avverrà la scelta?

A tutte queste domande ci saranno risposte scritte e pubblicate nelle pagine web del Seminario nazionale che si chiuderà il 15 dicembre, dopo di che ci saranno soltanto 30 giorni per le ulteriori osservazioni. Sogin si è presa 11 anni per tirare fuori la proposta, i territori interessati avranno pochi giorni per replicare. Questa secondo noi, non è partecipazione.

Marzia Marzoli

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