Talete convoca una conferenza stampa per spiegare il suo punto di vista su aumenti delle tariffe, presenza di arsenico e vendita delle quote ai privati. L’obiettivo è mettere in atto una campagna di contro-informazione per contrastare le polemiche che stanno travolgendo l’immagine della società. Non a caso – è questa la vera notizia della giornata – i vertici aziendali si avvalgono per l’occasione di un presentatore-giornalista a cui viene dato il compito di dare la parola ai giornalisti presenti che vogliano porre domande, ma anche, badate bene, di moderare il dibattito, commentare, esprimere giudizi sulla qualità delle domande poste, criticare e rimbrottare le voci fuori dal coro. A Viterbo, ma non solo, prima d’ora non s’era mai vista una roba del genere.
Il presentatore ben presto ruba la scena, cosicché passano in secondo piano gli argomenti oggetto dell’incontro, anche perché di nuovo rispetto a ciò che l’amministratore delegato Salvatore Genova ha già detto c’è poco o nulla. Il solito refrain: non è vero che l’acqua costa tanto, non è vero che c’è l’arsenico e via dicendo. Uniche novità la comunicazione che alla manifestazione di interesse per l’acquisizione delle quote hanno partecipato tre soggetti, di cui però non viene rivelato il nome; e un progetto, per risolvere il problema dell’arsenico, che prevede di importare acqua dal Peschiera. Se sarà finanziabile è tutto da vedere, però.
E così, in mancanza di notizie concrete, è proprio il presentatore-giornalista a diventare la vera notizia della teatrale conferenza stampa. Se la prende con chi chiede chiarimenti: basta, ha già posto la sua domanda, dice a un certo punto a chi chiede se le analisi che certificano l’assenza di arsenico siano scientificamente e normativamente in regola. Per risponderle, aggiunge, si sono già scomodati in quattro. Per cui, zitto e mosca. Ma non finisce qui. Il bello viene poi, quando su un sito, al quale il presentare-giornalista lavora, appare un articolo dove, rovesciando la frittata, si accusano i giornalisti di non aver fatto domande. Il motivo? “E’ uno soltanto. Ed è quello – scrive il sito – che sussurrava Giulio Andreotti: ‘Se non chiedono, vuol dire che conoscono la risposta. E la risposta non gli piace'”. Non mancano attacchi a Mi Manda Rai 3, che si è occupata recentemente del problema arsenico: “Se fossero venuti, avrebbero potuto ascoltare l’altra campana”. Peccato che Rai 3 la campana l’avesse già ascoltata intervistando Genova.
E così, dopo l’acqua avvelenata dall’arsenico, viene avvelenata anche la libertà di stampa e di critica. Questa è Viterbo: provincia di pozzi avvelenati e di avvelenatori di pozzi.