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Home » Politica » Agricoltura, cultura e turismo a rischio: regolamentare il fotovoltaico

Agricoltura, cultura e turismo a rischio: regolamentare il fotovoltaico

22 Maggio 2021

Soprattutto tante famiglie con bambini alla manifestazione svoltasi a Ferento per chiedere che venga regolata l’installazione degli impianti fotovoltaici nella Tuscia. Organizzata dalla consigliera comunale del Pd Luisa Ciambella e da Adrian Moss, presidente di Italia Nostra Tuscia, con il supporto di numerose associazioni ambientaliste, l’iniziativa ha inteso mettere in evidenza i rischi che si corrono, dal punta di vista agricolo, storico e paesaggistico, autorizzando maxi installazioni senza alcun tipo di pianificazione.

Basti pensare che nel solo Comune di Viterbo, tra autorizzazioni già concesse e altre in itinere, è prevista l’occupazione di oltre 350 ettari. L’ultimo progetto arrivato in Regione riguarda un impianto di 64 ettari nelle località Spessa e Pozzitella al confine con Montefiascone. In tutta la provincia dal 2008 a oggi sono stati invece presentati addirittura 294 progetti. Fermo restando che le energie alternative rappresentano il futuro e che nessuno intende metterle in discussione, è stato detto durante il sit-in, bisogna evitare che in ragione di ciò vengano sottratti all’agricoltura e al turismo territori che, se sfruttati diversamente, potrebbero essere fonte di benessere per tutta la comunità.

Ma vediamo quali sono gli impianti di cui si discute in questo momento. Innanzitutto, ce n’è uno a Pian di Giorgio: 100 ettari tra i siti archeologici di Ferento e dell’Acquarossa, per il quale si è in attesa dell’ultima e decisiva conferenza dei servizi. All’interno dell’area ricadono anche tratti basolati di una via romana. Arriviamo poi a un altro in località Cipollaretta (101 ettari) di cui è iniziata la costruzione nei giorni scorsi; e poi Petrignella (17,5 ettari), autorizzato il 12 novembre 2020; mentre a ridosso dell’area artigianale del Poggino troviamo l’impianto del Rinaldone (73 ettari) che ha ottenuto il via libera il 25 settembre 2020; e ancora: San Cataldo (8,53 ettari), che ha ricevuto l’ok della Conferenza dei servizi nei giorni scorsi, e infine l’impianto di Marcolino (84 ettari) tra Bomarzo e Vitorchiano, per il quale si è in attesa dell’ultima Conferenza dei servizi. A quanto risulta un altro progetto sarebbe in embrione nei pressi di Mammagialla.

“E’ stato lo stesso assessore all’urbanistica, dopo uno dei miei numerosi interventi sulla questione – dice Luisa Ciambella – a dichiarare che sul fotovoltaico al Comune di Viterbo è sfuggita la situazione di mano. A fine aprile il Consiglio ha approvato su mia proposta un ordine del giorno che stabilisce finalmente un cronoprogramma per arrivare a redigere un piano che indichi le aree dove questi impianti non possono essere realizzati. Ma intanto le domande continuano ad arrivare. A Viterbo e in tutta la provincia. Per questo serve subito una moratoria che sospenda l’iter delle autorizzazioni, per dare così il tempo a tutti i Comuni, soprattutto a quelli più piccoli con meno mezzi e risorse, di adottare questi regolamenti. Il problema non sono le rinnovabili, che rappresentano il futuro e che vanno assolutamente promosse. Ma l’effetto cumulativo prodotto da tanti impianti. Un allarme lanciato più volte dalla Soprintendenza, che non a caso si è espressa quasi sempre in maniera negativa su questi progetti, ma che finora è rimasto inascoltato”.

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