Dal Comitato non ce la beviamo riceviamo e pubblichiamo
Dunque abbiamo appreso, dall’intervista del nuovo presidente della Talete, che le cause delle crisi della società non erano quelle del mancato ingresso dei Comuni riottosi che nel migliore dei casi, portando con sé ricavi e spese, non aggiungerebbero nulla. Non servono nemmeno i 40 milioni chiesti ad Arera che “non sono elemento essenziale”; non è sufficiente nemmeno il recupero delle morosità (però si continua a nascondere sia l’importo sia i soggetti morosi, con la giustificazione della privacy, mentre ai soggetti deboli sono stati persino staccati i contatori).
Insomma, tutte le chiacchiere o soluzioni degli ultimi due o tre presidenti di Talete apprendiamo che erano ipotesi fatte così tanto per dire qualcosa. Al nuovo presidente che teme le “interferenze esterne” – ossia i cittadini che pagano bollette salate e pretendono chiarezza e verità – gli comunichiamo che anche noi utenti temiamo ‘l’interferenza, molto più esterna’ che egli rappresenta quale amministratore nominato dai partiti della privatizzazione, il cui vero scopo è quello di servire su un piatto d’argento l’acqua viterbese alla speculazione e al profitto. Al Pd si è aggiunto anche il commissario di Forza Italia che chiede l’Ato unico regionale per evitare la privatizzazione quando, lo sanno anche i sassi che proprio l’Ato unico è pensato per accelerare e agevolare la privatizzazione.
Il presidente poi ci tranquillizza affermando che, nel caso di ingresso dei privati saranno i patti parasociali a garantire il pubblico. Lo invitiamo a leggere qualche patto del genere per capire immediatamente nei fatti, e non nelle chiacchiere, che la parte pubblica viene totalmente espropriata da tutta la conduzione riguardo gli aspetti finanziari, le scelte politiche e tecniche e persino nei Consigli di amministrazione. A Viterbo questo sarà una certezza.
Nella confusione, un po’ di terrorismo finanziario non guasta, e allora emerge un nuovo elemento: servono 300 milioni in solo pochi anni! Nessuno aveva osato tanto per giustificare la privatizzazione, ma naturalmente avrà già trovato il magnifico donatore che ci regalerà tale somma. Regalo e non prestito, perché in tal caso bisognerà restituirlo con l’aggiunta di un discreto profitto (è ancora il 7%?) che la multinazionale di turno (Acea?) si intascherà con le bollette dei viterbesi.
Come Comitato ci permettiamo di “interferire” sui sindaci, i consiglieri comunali e anche il presidente, avanzando alcune proposte:
- attuazione della legge regionale 5/2014 e superamento del carrozzone Talete;
- mutui a sostegno degli investimenti con la Cassa depositi e prestiti a lunga scadenza e tasso agevolato (è la mission della banca pubblica);
- sostegno della Regione Lazio almeno per i costi della dearsenificazione;
- serio recupero della morosità verso i grossi debitori;
- utilizzo dei fondi Pnrr che saranno disponibili fra pochi mesi.