Sembra quasi avvolta dal mistero l’inchiesta sulla gestione dei rifiuti che ha portato all’arresto, a metà marzo, dell’ex dirigente regionale ed ex vicesindaco di Vetralla, Flaminia Tosini. La 52enne continua a stare ai domiciliari nella sua casa di Villa San Giovanni in Tuscia, né, da quanto si apprende, il suo difensore, l’avvocato Marco Valerio Mazzatosta, ha ancora ritenuto opportuno ricorrere al Tribunale del riesame. Prima di compiere un passo così importante vuole conoscere tutte le carte che hanno in mano i pubblici ministeri, Paolo Ielo e Nunzia D’Elia, con i quali ha chiesto di avere un incontro, che però, a distanza ormai di un mese dalla presentazione dell’istanza, da quanto lui stesso ha riferito ai giornali viterbesi, non gli è stato ancora fissato. Segno probabilmente che l’attività investigativa va avanti con una certa intensità e che da parte della Procura sono in corso ulteriori approfondimenti che non rendono opportuno in questa fase conferire con la difesa dell’indagata. E così, se Mazzatosta non chiederà la scarcerazione della sua assistita senza avere un minimo margine di sicurezza che gli consenta di non fare un salto nel buio, colpisce, come si diceva all’inizio, la segretezza (quantomeno apparente) in cui sembra essere stata ammantata l’intera vicenda. Un fatto, questo, che poche altre volte è stato riscontrato in altre inchieste simili.
E’ stato reso noto nel frattempo che i pm avrebbero chiesto la revoca delle misure restrittive per l’ex dirigente, ma relativamente al solo reato di concussione e non per quelli di corruzione e turbata libertà di procedimento di scelta del contraente. La circostanza si spiegherebbe con il fatto che, essendosi la Tosini dimessa dagli incarichi, è venuta comunque meno, per quanto riguarda la concussione, la possibilità di reiterazione del reato. In ogni caso, il giudice, Annalisa Marzano, in merito a ciò non ha ancora deciso.
Dal canto suo anche Tosini avrebbe voglia di tornare davanti alla pubblica accusa per chiarire la propria posizione, fornendo meglio la sua versione dei fatti sugli episodi che le vengono contestati. Pure in questo caso dalla Procura non sarebbero però ancora arrivati segnali di alcun genere. Ricordiamo che la Tosini è accusata di aver favorito l’imprenditore 72enne Valter Lozza (anche lui ai domiciliari da metà marzo) per la realizzazione della discarica di Malagrotta 2 a Monte Carnevale. Gli inquirenti ritengono che l’uomo abbia avuto a disposizione una corsia preferenziale in virtù di un legame speciale con la ex dirigente. Legame secondo l’accusa riconducibile a una vera relazione sentimentale, derubricato invece a semplice amicizia dalla Tosini durante l’interrogatorio di garanzia.
Una cosa è certa: le carte dell’inchiesta sono migliaia e migliaia tra atti sequestrati, trascrizioni di intercettazioni e relazioni di investigazioni ambientali e di altro genere. Una mole talmente grande di dati da incrociare e di nomi su cui compiere verifiche che lascia presupporre tempi ancora lunghi prima di poter disporre di ulteriori notizie su questa complicatissima storia.