Sono i dearsenificatori il grande buco nero di Talete. Milioni e milioni di euro spesi ogni anno per garantirne il funzionamento, senza peraltro avere la sicurezza – come dimostrano gli sforamenti che di tanto in tanto registrano le analisi – che funzionino alla perfezione tutti i 365 giorni dell’anno. In dieci anni questo giochetto ha divorato una montagna di denaro, facendo lievitare le bollette dei cittadini, per la soddisfazione delle ditte che si occupano di questo tipo di manutenzioni.
Perché, come detto da più parti da quando l’Europa nel 2009 intimò di risolvere il problema, non si è deciso di miscelare le acque della Tuscia con quelle prive di arsenico per abbassarne i livelli? Perché, per avere acqua potabile, non si sono realizzate le connessioni con il lago di Bolsena e con l’acquedotto del Peschiera nel Reatino? Sarebbe costato tanto, è vero, ma con tutti i soldi spesi finora l’investimento sarebbe stato già ripagato.
Sulla questione arsenico e sulle soluzioni per risolvere il problema ha presentato ora al ministro dell’ambiente un’interrogazione il parlamentare del Movimento 5 Stelle Manuel Tuzi.
“Premesso – si legge nel testo – che già da tempo sono emersi articoli aventi ad oggetto la presunta mala gestio della società Talete; che come l’hanno definita i medici dell’Isde (International Society of Doctors for the Environment) quella dell’arsenico nella Provincia di Viterbo è una delle più grandi emergenze umanitarie d’Europa; che l’arsenico è nocivo per la salute; che studi condotti in popolazioni con esposizioni croniche ad arsenico hanno documentato effetti negativi su esiti riproduttivi, malattie neurologiche, cardiovascolari, respiratorie, diabete e tumori. che l’arsenico è stato classificato dalla Iarc (International Agency for Research on Cancer) come cancerogeno per l’uomo (tipo 1): tumori del polmone, della cute e della vescica, sono risultati associati ad una esposizione ad arsenico per via inalatoria o attraverso l’acqua potabile; che la concentrazione massima di arsenico nell’acqua potabile è stata fissata a 10 μg/L dall’Oms e dalla Direttiva 98/83/Ce poiché viene ritenuto che livelli di arsenico più elevati possano comportare rischi per la salute; che in diversi comuni italiani, tra cui 91 situati nella regione Lazio, sono stati riscontrati valori di arsenico nelle acque potabili superiori a 10 μg/L; e considerato che il sito Asl, nella relazione sul registro tumori 2020, propone ancora dati del decennio 2006/2016 circa il tumore della vescica, massimo indiziato con polmone e cute dei danni combinati dall’arsenico; che il Comune capoluogo, ossia Viterbo, rispetto agli altri territori, è al primo posto nell’incidenza del temibile tumore della vescica, troppo spesso motivo di migrazione passiva a Terni, Roma e L’Aquila; tutto ciò premesso si interroga il ministro sulla veridicità dei fatti esposti; chiedendo se fosse a conoscenza dei medesimi e quali misure intenda assumere per far fronte a tale emergenza”.