Sulla presunta concorsopoli al Consiglio regionale del Lazio interviene a gamba tesa Ignazio Marino. Costretto a dimettersi da sindaco di Roma per una vicenda di scontri, da cui è uscito poi del tutto indenne, punta il dito contro un sistema in cui il Pd, nonostante le belle parole, sembra stare perfettamente a suo agio. In buona compagnia peraltro di Lega e Movimento 5 Stelle.
“Durante la campagna elettorale per la mia sindacatura, nel 2013 – racconta in un lungo post su Facebook – ho ribadito molte volte che non avrei mai assunto o scelto nessuno sulla base di conoscenze, amicizie o tessere di partito, ma selezionando solo su curricula e merito. Tutti, compresi i rappresentanti del Partito democratico, applaudivano. Dopo la mia elezione, gli stessi si presentarono con la lista di parenti, conoscenti, amici e tesserati, per chiederne l’assunzione e, alla mia opposizione, risposero che quella era soltanto campagna elettorale”.
“Questo articolo – aggiunge citando un servizio di Repubblica – racconta come funzionano le cose nel Pd e in altri partiti come Movimento 5 Stelle e Lega – Salvini Premier e, guarda caso, narra del comportamento di due dei miei accoltellatori dal notaio, che decretarono la fine della mia sindacatura, Michela Di Biase, moglie del ministro Franceschini e Marco Palumbo. La consigliera comunale (e ora regionale) del Pd Di Biase mi definiva ‘il più grande gauffer’ italiano e, oggi, posso affermare che il suo comportamento è coerente con quel giudizio perché ero e sono diverso. Credo che essere chiamato un ‘gaffeur’ perché non vuoi comportarti come i politicanti del Pd o di altri partiti sia un valore. Ma va riconosciuta la orgogliosa coerenza di chi, come i membri del Pd, sceglie amici o compagni di partito quando ci sono assunzioni da fare. Ho sempre creduto e credo ancora fermamente che #Roma, per diventare la capitale che merita di essere, avrà bisogno di un sindaco che spazzi via tutti i partiti, che vada oltre schieramenti ed interessi, che sia sostenuto da una lista di veri civici e non di politicanti mascherati da civici”.