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24 Marzo 2021

www.tpi.it torna ad occuparsi della provincia di Viterbo. Lo fa con un’inchiesta sulle gestione delle risorse idriche e lanciando una petizione on line su change.org.

Acqua Amara è un’inchiesta totalmente finanziata da TPI sulla gestione dell’acqua pubblica nel viterbese.

Nella provincia italiana con le bollette più care in assoluto, il livello di arsenico contenuto nell’acqua pubblica è il più elevato d’Italia. Tra connivenze politiche e favoritismi ad personam, la mala gestione idrica della Tuscia ha trasformato un bene inalienabile come l’acqua in merce su cui lucrare. A danno di 350mila cittadini.

Nessuno ne parla, ma si tratta della “più grande emergenza umanitaria d’Europa”, come l’hanno definita i medici dell’Isde (International Society of Doctors for the Environment). 

L’Organizzazione mondiale della sanità non lascia spazio a dubbi: l’arsenico è un cancerogeno certo. Provoca danni gravi alla salute: problemi circolatori e diabete, ma soprattutto tumori. E nella provincia di Viterbo, secondo gli ultimi dati disponibili, la situazione è preoccupante: 2.000 persone l’anno muoiono di cancro. Ovvero 5 o 6 persone al giorno. Un numero altissimo secondo la Dottoressa Litta, medico di famiglia e referente provinciale dell’Isde: “Noi sappiamo che i tumori, come la maggior parte delle malattie, deriva da esposizioni ambientali e nel viterbese le patologie che sono strettamente legate all’esposizione all’arsenico come il tumore del polmone, del rene e della vescica hanno una eccessiva incidenza”. 

Siamo di fronte a un paradosso. Un paradosso che fa rabbia. Che indigna. E che merita di essere raccontato. Nella Tuscia i consumatori sono costretti a pagare le bollette tra le più care d’Italia – a volte arrivano fino a 5mila euro al mese – eppure è anche il territorio con l’acqua più inquinata. Tanto che le sanzioni sono arrivate persino dall’Unione europea, che ha fissato i livelli massimi di arsenico a 10 microgrammi/litro. Un limite superato tutt’oggi da alcuni dei 60 comuni del viterbese di ben 5 volte. 

I cittadini si sono ribellati a tutto questo e negli anni passati hanno anche presentato una legge di iniziativa popolare, la 5 del 2014, che recepiva il referendum del 2011 e ribadiva l’importanza della gestione pubblica dell’acqua. Quella legge è stata approvata, ma mai attuata. E giace in Regione, in barba alle 15mila firme raccolte. 

Nel momento di massima emergenza, l’Ue non contestava tanto la presenza della sostanza tossica – che non è frutto dell’uomo, ma della composizione naturale di questa terra vulcanica e che posa le sue radici sul tufo – ma le responsabilità delle amministrazioni che dovevano controllare e non lo hanno fatto. Che potevano dearsenificare e non l’hanno fatto.

Responsabile di tutto questo è la politica. Quella politica che ha reso l’ente gestore del servizio idrico viterbese, Talete Spa, un enorme poltronificio al servizio del partito di turno. Vengono piazzati amici e parenti, spesso senza titoli. Vengono affidati appalti senza bandi di gara. Vengono abbonate bollette, a seconda del cognome e delle conoscenze, fino ad ingrassare le morosità a 32 milioni di euro, soldi che non rientreranno mai nel bilancio della società. C’è un sistema che dalla Regione Lazio, fino ai piccoli comuni che sorgono sui noccioleti, controlla un territorio intero. E a rimetterci è la salute di tutti. Perché senza acqua non si vive. 

Per questo abbiamo deciso di lanciare una petizione. Aiutaci in questa battaglia di civiltà per l’acqua pubblica e bene comune e firma anche tu per:

• Far attuare la legge regionale 5 del 2014 per la ri-pubblicizzazione delle risorse idriche che è rimasta bloccata nei meandri burocratici della Regione Lazio.

• Chiedere che vengano fatte delle ispezioni mirate del ministero dell’Ambiente e della Salute per verificare i livelli di arsenico nei 61 comuni dell’ATO Lazio 1 (Ambito territoriale ottimale).

• Sollecitare un’inchiesta della Procura della Repubblica per accertare che i fatti riportati nell’inchiesta giornalistica riguardo la gestione delle risorse idriche nella provincia di Viterbo abbiano o meno provocato delle conseguenze sulla salute di 350mila cittadini. Va sottolineato che in merito esiste già un esposto alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti presentato da amministratori locali. 

Grazie a tutte e tutti per il supporto!

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