E’ stato respinto dalla Cassazione il ricorso presentato dalla proprietaria del canile Fontana, Anna Maria Fontana, condannata a sei mesi per uccisione di animali. La sentenza era stata emessa dal Tribunale di Viterbo il 9 luglio del 2018 e confermata in appello il 13 gennaio del 2020.
Secondo quanto accertato dai giudici, che avevano potuto visionare alcuni filmati forniti dai lavoratori del canile, agli stessi lavoratori (due cingalesi) veniva impartito l’ordine di gettare i cuccioli appena nati in un secchio pieno d’acqua, quindi, una volta morti, di gettarli nella spazzatura.
La Fontana aveva proposto ricorso perché la Corte d’appello, nel confermare la sentenza di primo grado, non avrebbe valutato le deposizioni di due testi: uno che aveva escluso ogni responsabilità della donna nei fatti contestati (in pratica lei non avrebbe impartito alcun ordine) e uno che aveva detto che i cuccioli, dopo un primo periodo in cui erano allattati dalla madre, venivano posti economicamente a carico dei Comuni.
La Fontana è stata condannata anche al pagamento delle spese con una sanzione pecuniaria di 3 mila euro.