E alla fine hanno dovuto tutti riconoscere che aveva ragione Luisa Ciambella. Sulla Talete, aveva detto l’ex vicesindaco, serve una due diligence (approfondito studio economico e finanziario da affidare a una società terza di comprovato spessore) per capire quale è la reale situazione dei conti, ovvero per conoscere i rischi di tenuta a breve e medio termine della società.
Questo della due diligence è infatti ciò che adesso chiederà adesso il Comune di Viterbo alla luce delle conclusioni a cui è giunto il Consiglio nella seduta di ieri. Palazzo dei Priori lo espliciterà tramite un ordine del giorno che ricalca appunto quello presentato dalla Ciambella, condiviso anche da Lega e Fratelli d’Italia, oltre che dal sindaco Giovanni Arena. Convergeranno sulla stessa posizione anche i consiglieri civici di Viterbo 2020, così come, dopo aver fatto il diavolo a quattro contro le argomentazioni di Luisa Ciambella, faranno, per evitare brutte figure e prese di responsabilità di cui evidentemente vogliono fare volentieri a meno, anche gli altri consiglieri del Pd (a cominciare dal capogruppo Ricci), il civico Barelli e il pentastellato Erbetti. Di fatto, la nuova due diligence riparte per certi versi da quella a suo tempo commissionata dall’ex presidente Stefano Bonori e accantonata dalla sinistra del Pd (Panunzi e panunziani) con l’estromissione dello stesso Bonori.
Inizialmente erano stati 4 gli ordini del giorno presentati ieri in Consiglio. Uno di Forza Italia, uno del Pd, uno dei civici e quello appunto della Ciambella. Il punto di svolta si è verificato quando Lega e Fratelli d’Italia hanno chiesto anche loro un’operazione trasparenza sui conti, come punto di partenza prima di prendere qualsiasi decisione sul futuro della società. Dichiaratosi d’accordo anche Arena, è nasce infine il nuovo ordine del giorno che sarà portato in aula la settimana prossima.
“Dopo aver ricevuto insulti da tutte le parti – commenta adesso Ciambella – per le mie battaglie sull’azienda idrica, finalmente le mie ragioni sono state riconosciute”. “Il Comune di Viterbo – aggiunge – che di Talete è il primo azionista, getta un sasso nello stagno mettendo al centro il bene comune rispetto agli accordi di potere. Mi rallegro per i tanti folgorati sulla via di Damasco che hanno compreso finalmente che la gestione della società è un problema molto serio”.