Per una rapina a un furgone portavalori avvenuta il 1° febbraio del 2016, il Nucleo investigativo dei carabinieri e la Polizia penitenziaria, sotto la direzione dei sostituti procuratori Massimiliano Siddi e Stefano D’Arma, hanno arrestato due persone, di cui una è una guardia giurata. Gli arrestati, insieme ad altri, tra cui due dipendenti dell’istituto di vigilanza Securpol, sono ritenuti responsabili dell’assalto a mano armata in località Cinelli, episodio che non ha precedenti nella storia delinquenziale viterbese, sia per le modalità di realizzazione sia per il cospicuo bottino fruttato ai rapinatori.
I fatti. Nel pomeriggio del 1° febbraio 2016, in località Cinelli, un furgone portavalori della Securpol Group, diretto a Fiumicino, mentre era in procinto di imboccare la rampa di uscita dalla superstrada, veniva affiancato e bloccato da tre uomini travisati a bordo di una Bmw Station Wagon. Due dei malviventi erano armati con pistole ed un terzo di un fucile a pompa. Sotto la minaccia delle armi e dopo aver sistemato un ordigno, risultato poi finto, sul parabrezza anteriore del portavalori, hanno intimato alle due guardie giurate di scorta di aprire il mezzo; le due guardie, quindi, sono state disarmate e mentre una è stata fatta inginocchiare nei pressi del mezzo, l’altra ha dovuto disattivare i sistemi di difesa passiva e ad aprire la cassaforte. Durante le operazioni di trasbordo delle sacche contenenti il denaro contante traportato dal portavalori, gli automobilisti di passaggio, sotto la minaccia delle armi, venivano bloccati e fatti mettere in ginocchio sulla carreggiata.
I malviventi, dopo essersi appropriati di parte del contenuto nella cassaforte ossia il € 1.000.000,00 in contanti, diversi assegni e le due pistole sottratte alle guardie giurate, si sono allontanati a bordo della Bmw condotta da un quarto rapinatore.
Immediatamente, i carabinieri avviavano le indagini, sia assumendo informazioni dalle vittime e dagli altri testimoni oculari, sia svolgendo accertamenti di natura tecnica. In particolare, interveniva sul posto una squadra di artificieri, accertando che il congegno elettronico, avente le medesime caratteristiche di un ordigno esplosivo radiocomandato, collocato sul parabrezza del furgone blindato, era finto; i militari del Nucleo investigativo rinvenivano poi e sequestravano, in una zona rurale distante pochi chilometri dal luogo della rapina, l’autovettura utilizzata dai rapinatori e risultata rubata nel precedente mese di dicembre a Pomezia. All’interno della stessa venivano trovate diverse armi con relativo munizionamento (una pistola semiautomatica calibro 7.65 con matricola abrasa; un fucile a pompa, con matricola abrasa, canna e calcio mozzati e le due pistole prese alle guardie giurate), giubbotti antiproiettile, un lampeggiante, un apparato ricetrasmittente ed altro materiale utilizzato per la rapina. Su tutto il materiale venivano svolti accertamenti tecnico-scientifici da parte del Ris di Roma, che, tra le altre cose, riusciva ad estrapolare profili genetici particolarmente rilevanti per le investigazioni.
Per le modalità di esecuzione della rapina, gli investigatori ipotizzarono fosse stata realizzata grazie alla disponibilità, da parte dei malviventi, di informazioni riservate (relativamente ad itinerari, orari, valori trasportati, personale di scorta, caratteristiche dei sistemi di protezione passiva del portavalori), indirizzando le indagini verso l’individuazione di un’eventuale talpa all’interno della società di vigilanza.
Verso la fine dello scorso anno, la Polizia penitenziaria di Viterbo, nell’ambito di proprie attività d’indagine, incidentalmente, acquisiva elementi riguardanti la rapina in questione. L’integrazione di tali elementi con quelli raccolti fino a quel momento dai carabinieri determinava una seconda fase investigativa. Si accertava quindi che la rapina era stata realizzata grazie al coinvolgimento di due (ormai ex) guardie giurate della Securpol, una (ossia l’autista del furgone rapinato) aveva fornito le informazioni riservate e l’altra, invece, aveva preso parte alla pianificazione e organizzazione dell’assalto; venivano individuati alcuni dei soggetti che, particolarmente esperti, avevano rapinato il furgone.
Oltre alle due ex guardie giurate infedeli, i soggetti deferiti all’autorità giudiziaria sono quattro soggetti di origini campane, con molteplici precedenti penali per diversi delitti anche contro il patrimonio; e un pregiudicato romano.
Agli indagati, in varia maniera, vengono contestati ora i delitti di rapina aggravata in concorso, detenzione e porto in luogo pubblico, aggravati, di armi comuni da sparo, porto in luogo pubblico di armi clandestine ed alterate e ricettazione aggravata.
E’ sulla base di tutto ciò che il gip del Tribunale di Viterbo ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di C. S. di 51 anni, originario dell’area vesuviana della Campania, già detenuto presso la casa circondariale di Viterbo per altri fatti, e A. F. di anni 49, originario di Roma, ex guardia giurata. Restano indagati, in stato di libertà, nell’ambito del medesimo procedimento penale, altre cinque persone, che nella mattinata odierna – in concomitanza dell’esecuzione del provvedimento restrittivo – sono state sottoposte a perquisizioni in diverse località, tra Lazio e Campania.