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Home » Politica » Acqua, all’orizzonte nuovi aumenti. I comitati: “Colpa dell’ipocrisia dei sindaci”

Acqua, all’orizzonte nuovi aumenti. I comitati: “Colpa dell’ipocrisia dei sindaci”

27 Novembre 2020

Si fa sempre più insistente la voce di un ulteriore aumento delle tariffe idriche, addirittura con decorrenza retroattiva per colmare i mancati rincari chiesti da Arera negli anni passati. Secondo l’Autorità, infatti, gli aumenti già apportati (che i viterbesi conoscono bene, viste le bollette stratosferiche che gli stanno arrivando da qualche tempo a questa parte) non sono stati tanto consistenti come sarebbe dovuto essere.

Su tutte queste vicende torna a prendere posizione il comitato Non ce la beviamo: “La vicenda Talete ha raggiunto un livello estremo di intollerabilità. Si procede con aumenti assurdi nei confronti degli utenti, che, peraltro, non ottengono spiegazioni, tanto che persino l’Arera ha minacciato sanzioni se non si rispetta la Carta dei servizi. A chi dobbiamo questa situazione? Certamente ai sindaci che per ipocrisia o per logiche autoreferenziali, che nulla hanno a che vedere con gli effettivi interessi della collettività,  continuano ad esternare panzane riguardo la gestione pubblica dell’acqua, considerando i cittadini utenti come idioti pronti a bere qualsiasi cosa. Non è così. Sappiamo benissimo cosa sta succedendo: tutta questa situazione è determinata dalla volontà di privatizzare l’acqua, lo hanno deciso i partiti, in primis il Pd. Stanno regalando alle multinazionali del settore questo bene con tanti saluti all’acqua pubblica, al finto patriottismo e ad una strategia di indipendenza energetica”.

“I sindaci – continua il comitato – solerti servitori dei loro partiti di riferimento piuttosto che degli elettori, recitano un copione che nemmeno prevede la partecipazione dei cittadini come comparse, ma solo come impotenti spettatori. Non pensano minimamente sia giunto il momento di cambiare, anzi stanno accelerando il processo di privatizzazione sia con la nomina alla presidenza Bossola (Acea), sia con il totale e voluto disinteresse per la legge 5/2014 della Regione Lazio, lasciando che il carrozzone Talete pervenga ‘naturalmente’ alla privatizzazione”.

A proposito di privatizzazione: “Lo sanno, i sindaci e i consiglieri, che i soldi dei privati debbono essere restituiti con lauti interessi e quindi le tariffe aumenteranno più del dovuto? Lo sanno, i sindaci e i consiglieri, che se si dovesse coprire il debito con l’aumento del capitale sociale attraverso la vendita di azioni, allo stato dei fatti, i privati acquisirebbero la Talete quasi per intero? E il controllo analogo? Lo sanno, i sindaci e i consiglieri, che gli investimenti fatti o da fare sono e saranno caricati interamente sulla tariffa, compresi quelli per smartphone e tablet? Si chiedono, i sindaci e i consiglieri, se gli aumenti e le bollette esagerate della Talete servono a giustificare il ricorso a privati? Lo sanno, i sindaci e i consiglieri, a che punto sono i processi di recupero crediti anche per somme ritenute, a torto, inesigibili e caricate sulle bollette degli utenti o calcolate come debiti? Si sono chiesti, i sindaci e i consiglieri, perché è impedito ai Comuni e ai loro consorzi di accedere alla Cassa depositi e prestiti, banca pubblica, per interventi su opere idriche, ma si finanziano progetti di ogni genere? Lo sanno o dovrebbero saperlo”. 

“Tutto – conclude il comitato – viene presentato come caduto dal cielo, come se non dipendesse direttamente da loro. Altro che delibere consiliari, puntualmente disattese e dichiarazioni fatte erigendosi a paladini dell’acqua pubblica e degli utenti. Il vice presidente del Consiglio regionale, David Porrello, nei giorni scorsi, ha presentato un’ulteriore interrogazione sulla mancata attuazione della legge 5/2014, relativa alla individuazione dei bacini idrografici sui quali costruire un diverso modello di gestione, più vicino ai cittadini e ai comuni superando impostazioni sbagliate di cui oggi ne subiamo tutta l’inefficienza e i costi. C’è tempo e spazio per cambiare, per rispettare la volontà espressa dal referendum del 2011 e dalla legge di iniziativa popolare. La scelta è in mano ai Sindaci e ai consiglieri. Basta la volontà di far prevalere  i diritti dei cittadini e non l’avidità della speculazione”.

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