E’ d’obbligo ritornare sul Consiglio comunale straordinario nel quale il direttore generale della Asl, Daniela Donetti, ha illustrato i dati della pandemia in provincia di Viterbo.
Non può passare infatti sotto silenzio il miserevole tentativo del soldatino Barelli di mettere a tacere chi, durante la seduta, ha cercato di avere dalla Donetti il maggior numero possibile di informazioni, chiedendo spiegazioni sul numero dei tamponi; sul perché non se ne fanno di più; sulle modalità con cui è stato gestito il tracciamento; sul perché almeno per quattro settimane la provincia di Viterbo è risultata tra le più impestate d’Italia; sull’attività del laboratorio che processa i tamponi stessi; e più in generale su tutte le iniziative, comprese le tempistiche, intraprese per fronteggiare la pandemia.
Roba normale. Ordinaria amministrazione in un qualsiasi dibattito civile. E invece no: Barelli, come una cane da guardia, ha cominciato ad abbaiare. Certe cose, secondo lui, non andavano dette. Non bisognava mettere in discussione neanche lontanamente l’operato del partito della Asl.
Ma siccome a fronte di ogni cane che abbaia e mostra i denti c’è sempre un osso da difendere o un cetriolo da cui difendersi, il giochetto di Barelli è apparso sin dall’inizio fin troppo scontato. Barelli è infatti l’ultima persona che quando parla può vantare disinteresse. Occorre ricordare, al riguardo, che è organico a Caffeina, la quale, come si sa, oggi vive in funzione delle grazie della Regione, che l’ha individuata come punto di riferimento di quella cultura nazionalpopolare che tanto piace a certi ambienti di sinistra. Senza i sostanziosi aiuti della Regione, oggi Caffeina non sarebbe più esistita. Ma c’è dell’altro: nelle innumerevoli combinazioni di potere che sottendono l’attuale scacchiere politico viterbese, contraddistinto da accordi trasversali tra destra e sinistra, Barelli ha una moglie a cui, in Provincia, è stato affidato un incarico (vice consigliera di parità) che rende la famiglia, nel suo complesso, troppo organica al sistema per potersi permettere il lusso di metterlo in discussione.
Barelli è però in buona compagnia. Un esempio: Serra. Ma che credibilità può avere il giudizio sulla Asl di chi all’interno di quella stessa Asl lavora e vuole fare carriera? Ovvio: nessuna. Al posto suo, per non prestare il fianco a qualsia fattispecie di conflitto di interessi (morale e non de iure) ci saremmo alzati e saremmo usciti. E invece no: anche Serra, come un cane da guardia, si mette a controllare che nessuno si avvicini al padrone.
Purtroppo, il Consiglio comunale di Viterbo oggi è ridotto a un recinto pieno di tanti cani da guardia, legati dal e al padrone, pronti ad allontanare qualsiasi intruso voglia entrare a guardare che succede.