Viterbo: una città e una provincia martoriate. Le code delle ambulanze, le attese sulle barelle per un ricovero, per un posto che non c’è. Terapia intensiva e sub-intensiva al tracollo, medici ed infermieri carenti, falcidiati dai contagi e senza idonei presidi di protezione come le mascherine Ffp2. Medici di famiglia soli in prima linea e sottodimensionati per una pandemia così furiosa. Malati soli, senza sostegno, monitoraggi ed indicazioni certe, costretti a vivere nella paura e nell’angoscia, così come i loro familiari che di loro, ricoverati a Belcolle, spesso non riescono ad avere notizie.
La prima ondata non è servita da lezione. Nei mesi estivi non è stato fatto ciò che serviva: non sono stati riaperti i presidi ospedalieri dismessi, non sono stati assunti medici e infermieri con i fondi Covid ed evitando spese non prioritarie e non necessarie. Non sono state favorite le competenze professionali e le capacita. Non è stato fatto nulla, tutto è continuato come prima, con l’arroganza del tutto va bene. Guai a protestare.
Nonostante ciò, oggi dovremmo però gioire: è stato riconfermato infatti il direttore generale uscente della Asl. Una decisione che sembra volerci dire che non bisogna lamentarsi. Che è tutto giusto così. Che non è vero che le cose vanno male.
Intanto, però, gli anziani, i poveri e i diversamente abili da domani non faranno più la fila per il tampone, dovranno prenotarsi prima in via telematica e se non avranno modo di farlo niente tampone. Pazienza. Speriamo, ovviamente, che non sia così, ma nutriamo forti dubbi.
Però, una cosa è certa: con la vita e la salute della gente non si scherza. Per cui, bene che alla Asl non sia cambiato nulla, almeno così i viterbesi da oggi sapranno di chi è la colpa delle scelte sbagliate.