“Da venerdì scorso – fa sapere la Asl – l’équipe di professionisti sanitari presenti presso il drive-in del Riello è stata incrementata grazie alla presenza di due marescialli infermieri e di un tenente medico delle forze armate in servizio a Viterbo”.
Intanto, a partire da domani, giovedì 5 novembre, i cittadini che necessitano di eseguire un tampone nasofaringeo presso uno dei tre drive in presenti nel Viterbese, dovranno prenotare la prestazione presso la piattaforma online della Regione Lazio, accessibile al link https://prenota-drive.regione.lazio.it/main/home, muniti di ricetta dematerializzata, prescritta dal loro medico di medicina generale o dal pediatra di libera scelta, e di codice fiscale.
Una decisione, questa, sicuramente molto discutibile, visto che non si capisce come faranno gli anziani, che non hanno confidenza con la tecnologia, ad utilizzare questo servizio. Li lasciamo senza fare il tampone?
Ricordiamo che, oltre a quello di Viterbo, sono operativi altri due drive-in nel territorio provinciale: presso l’ospedale di Tarquinia, dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 14, e presso l’ospedale di Civita Castellana, dal lunedì al sabato, dalle 8 alle 13.
La Asl, infine, fa sapere che sta lavorando in queste ore affinché possa essere valutata la disponibilità ad attivare ulteriori forme di partecipazione dei professionisti sanitari militari all’interno dei servizi erogati presso le strutture ospedaliere della Tuscia, con particolare riferimento all’ospedale di Belcolle: “L’Azienda sanitaria, infatti, in questi giorni è fortemente impegnata, da un lato all’implementazione della più ampia offerta di salute e di servizi riservati ai cittadini positivi, dall’altro al mantenimento di tutte quelle attività sanitarie rivolte ai pazienti no Covid, con particolare riferimento alle strutture che appartengono alla rete dell’emergenza, o a quelle la cui attività deve essere garantita per particolari tipologie di pazienti: oncologici, cronici, persone con fragilità. Il supporto dei medici e degli infermieri delle forze armate – si legge in un comunicato – potrebbe rivelarsi un contributo rilevante e significativo in questo quadro complessivo di mantenimento e, allo stesso tempo, di potenziamento dell’offerta di cura, differenziata in base ai bisogni di salute”.