Test salivari, meno invasivi del tampone, e che permettono di dare una risposta di positività in tempi rapidi. E’ la nuova frontiera della lotta al Covid allo studio in queste settimane in varie regioni. La prima a partire potrebbe essere il Lazio, dove il nuovo esame potrebbe essere presto utilizzato nelle scuole. Si attende solo la validazione dell’Istituto Spallanzani.
Al momento, come si sa, sono due (oltre ai test rapidi, considerati però poco attendibili) le modalità di screaning adottate in tutto il Paese: il tampone e il test sierologico. Il primo consiste nel prelevare le secrezioni respiratorie del paziente con un lungo bastoncino simile ad un cotton-fioc dalla mucosa naso-faringea. L’analisi richiede dalle due alle sei ore di lavoro e può essere effettuata solo in laboratori altamente specializzati. Il test sierologico rileva invece la presenza nel sangue di anticorpi. Denominato anche Elisa, Clia o Ifa, secondo la tecnologia utilizzata, richiede un prelievo di sangue venoso e viene effettuato presso laboratori specializzati. Ne esistono di rapidi che, con una sola goccia di sangue, ottenuta con un pungidito, e depositata sul dispositivo di rilevazione, danno una risposta in 15 minuti. L’affidabilità di questo tipo di esame, sottolinea lo Spallanzani, è tuttavia molto variabile e l’Organizzazione mondiale della sanità non ne raccomanda l’utilizzo. Infine è importante sottolineare che i test sierologici non sono in grado di dire se il paziente ha un’infezione in atto e risentono di un periodo finestra di una o due settimane dal momento di un eventuale contagio.