Il timore serpeggia nel governo e rimbalza nei gruppi parlamentari. Dove la guerra è aperta e Davide Casaleggio nel mirino. Lunedì potrebbe essere il punto di non ritorno. Fonti di governo grilline hanno spiegato all’Adnkronos che due sono le possibili strade che si profilano all’orizzonte, entrambe da incubo per la creatura di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio.
Se il referendum sul taglio dei parlamentari dovesse confermare la sforbiciata dei seggi – portandoli dagli attuali 945 a 600 – in molti potrebbero maturare la convinzione di essere giunti al game over e di non avere un futuro al prossimo giro. E decidere di migrare al gruppo misto, salutare il movimento e garantire il sostegno al governo Conte, risparmiando però i 300 euro versati mensilmente all’Associazione Rousseau.
L’altra ipotesi è ancor più urticante della prima per chi siede al governo, ma anche considerata più verosimile. Un drappello corposo di scontenti – in combinato disposto con i parlamentari già usciti – potrebbe decidere di dar vita a un gruppo autonomo, continuare a dare il sostegno all’esecutivo ma chiedendo in cambio una contropartita in termine di ministri e sottosegretari. Una partita a poker che potrebbe rendere ancor più complessa la vita del governo Conte. C’è chi guarda con sospetto, in particolare, al dissidente Giorgio Trizzino, particolarmente attivo tra i ribelli e con un forte ascendente su di loro. La settimana scorsa, a quanto apprende l’Adnkronos, c’è stato un summit tra ribelli, una decina di eletti, che guardano a un futuro diverso, a una formazione di segno progressista.
Lo scontro con Casaleggio del resto è giunto al punto di non ritorno. La dice lunga il fatto che da giorni rimbalzi nelle chat interne un link che consente di verificare se un nominativo risulti o meno iscritto al M5S: stando a questo database, Casaleggio non figurerebbe tra gli attivisti. I nodi sono tanti – anche sulla gestione futura del Movimento e gli Stati generali, visti da molti come una chimera – e stanno pian piano venendo al pettine. Nei giorni scorsi tre deputati si sono autosospesi dal M5S in aperta polemica con la mail anti-morosi di Casaleggio, chiedendo una svolta ai vertici pentastellati. Tra questi, Fabio Berardini, che osserva: «Si vocifera di provvedimenti disciplinari per coloro che hanno sostenuto il No al referendum, che in aggiunta a coloro che hanno sollevato perplessità sulle uscite di Casaleggio formano un cospicuo numero di parlamentari a rischio espulsione…». «Penso che molti siano stufi di navigare a vista. Sicuramente se il Movimento non tornerà sulla retta via, per la difesa dei valori originari, credo che molti lo abbandoneranno», avverte. Il timore è che «da un Movimento ormai ridotto a una polveriera – dice una fonte di governo all’Adnkronos – ne nascano due». La parola tabu è una sola e mai come ora appare dietro l’angolo: scissione.