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Home » Politica » La crisi c’è, ma si risolverà in farsa. E per salvare la faccia daranno la colpa ai dirigenti

La crisi c’è, ma si risolverà in farsa. E per salvare la faccia daranno la colpa ai dirigenti

19 Luglio 2020

Crisi vera o ennesima farsa?

Crisi rientrata, risponde ai giornali, senza andare al nocciolo del problema, il sindaco Giovanni Arena. Il quale, dopo lo scontro di venerdì in giunta, quando gli assessori di Fratelli d’Italia non hanno votato le delibere proposte da Fondazione, ha convocato subito un vertice di maggioranza, svoltosi sabato, per fare il punto della situazione. In ciò pressato dalla Lega, il cui capogruppo, Andrea Micci, dopo essersi consultato con il senatore Umberto Fusco, venerdì pomeriggio aveva fatto sapere che, in assenza di un chiarimento, il Carroccio avrebbe a sua volta disertato le prossime riunioni dell’esecutivo.

“Dall’incontro avuto con i capigruppo di maggioranza, Fondazione, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega – dice Arena – è emersa la ferma volontà di continuare con determinazione l’attuale esperienza amministrativa. Per proseguire saranno necessari alcuni cambiamenti anche nelle deleghe dirigenziali e servirà inoltre un maggior impegno e una maggiore disponibilità da parte di tutti gli assessori”.

In pratica, secondo il sindaco – che quando parla della volontà di continuare l’attuale esperienza amministrativa ammette senza volerlo, e dunque contraddicendosi, l’esistenza di problemi molto gravi – la colpa è dei dirigenti. Riferimento, questo, ad alcuni uffici dove i rapporti tra il livello politico e quello amministrativo non sarebbero dei migliori. Ma ovviamente non è una scusa credibile, e infatti, andando oltre le dichiarazioni del primo cittadino, che peraltro ha chiesto a tutti di evitare esternazioni pubbliche, le spaccature all’interno del centrodestra restano forti, motivo per cui il voler addossare ai dirigenti le colpe del disastro vissuto negli ultimi due anni da Palazzo dei Priori suona solo come l’ennesimo e maldestro tentativo di depistare l’opinione pubblica.

A dimostrare che le cose non stanno come dice Arena è lo stesso Gianmaria Santucci: “Buongiorno. E’ da ieri – ha scritto sabato su Facebook – che leggo un effluvio di articoli, comunicati e dichiarazioni sul Comune di Viterbo, con il solo (?) scopo di rilasciare incomprensibili prese di posizione su cose fatte da altri. L’idea di noi di Fondazione è semplice e non la cambiamo: le proposte che sono previste nel programma con cui abbiamo vinto le elezioni le votiamo, le altre le discutiamo. Se fanno il bene della città le sosteniamo, se sono minchiate le rigettiamo. Senza pregiudizi per chiunque propone le prime, senza complicità con chi sostiene le seconde, ma soprattutto senza preoccupazioni di risibili minacce… E come diceva Sciascia ‘Io ho una certa pratica del mondo; e di quella che diciamo umanità. L’umanità la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezzi uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà’. Per questo penso che ognuno di noi, nella vita, ha il diritto di scegliere liberamente dove stare”.

Altre conferme della crisi arrivano da Fusco: “Se non si trova la quadra meglio andare a casa”.

Dunque, ritornando alla domanda di partenza: crisi vera o ennesima farsa? La risposta è semplice: la crisi è vera, ma si risolverà in una farsa. La crisi è vera perché l’attuale maggioranza è stata sin dall’inizio il frutto di un accordo di potere tra partiti e gruppi all’interno degli stessi senza alcun programma condiviso. Ognuno, grazie al patto elettorale, ha avuto il suo orticello a cui badare, con il risultato che ogniqualvolta qualcuno dei colleghi sconfina nell’altrui proprietà scoppiano le guerre puniche. La crisi però si risolverà in una farsa perché alla fine, pur di non lasciare (nessuno) il proprio orticello, sarà sempre trovata una quadra.

E’ quanto di peggio si potesse augurare a Viterbo, ma le cose al momento stanno esattamente così: il Comune è occupato da bande senza un programma, senza visione, ma con un obiettivo più importante di tutti gli altri: non andarsene a casa. Anche perché stavolta rientrare potrebbe essere molto, ma molto difficile.

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