A Viterbo va tutto bene. Guai a dire il contrario. Guai ad andare fuori dal coro. Guai a scrivere cose che possano urtare la suscettibilità di chi, per la posizione che ricopre, dovrebbe invece essere soggetto a controllo da parte dell’opinione pubblica e non solo. Guai a disturbare il manovratore.
Il problema è che quando va tutto bene è fin troppo evidente che invece va tutto male. Prendiamo spunto per queste riflessioni da due vicende portate alla luce dalla stampa negli ultimi giorni: un’indagine della Finanza a Bassano in Teverina e l’annullamento, ad opera del Consiglio di Stato, di una gara bandita dalla Asl.
A Bassano in Teverina che va tutto bene lo dice il sindaco Alessandro Romoli di fronte all’arrivo delle fiamme gialle in Comune per acquisire documenti su affidamenti di lavori e servizi. Va talmente tutto bene che Romoli, per il solo fatto che la notizia esca sui giornali, parla di bomba ad orologeria, mettendo sotto accusa l’opposizione. Secondo lui, siccome va tutto bene (per decisione divina?), l’opposizione dovrebbe stare zitta. Non dovrebbe esercitare il suo compito di controllo sancito dall’ordinamento democratico a garanzia della buona amministrazione. Così come gli inquirenti non dovrebbero indagare.
Alla Asl che va tutto bene lo dice invece una società appaltatrice. A fronte di una sentenza del Consiglio di Stato che annulla una gara per centinaia e centinaia di migliaia di euro, ravvisando comportamenti sconcertanti da parte della commissione, la società in questione, dopo aver vinto il ricorso, si sente in dovere di dire che, se la gara era stata fatta male, la Asl non c’entrava nulla. La colpa era di chi l’aveva indotta nell’errore. Cioè, la società concorrente.
Bassano in Teverina e Asl sono due casi emblematici di una mentalità, se non di un modo di fare, che getta una luce nuova sul sistema di potere di questa provincia. La replica di Romoli all’indagine delle fiamme gialle e la lettera di scuse dell’azienda che ha trovato giustizia presso il Consiglio di Stato illuminano quindi le tenebre della nostra realtà provinciale. Diventando indicative di qualcosa che non depone, come apparentemente sembra, a favore del va tutto bene.
D’altra parte, senza addentrarci in disquisizione sociologiche, non è paradossale che la vittima chieda scusa al carnefice? Come è possibile che essa, dopo essersi rivolta alla magistratura per far valere i propri diritti, si senta in dovere di presentarsi al cospetto del suo “capo” con la testa cosparsa di cenere? Perché? Siamo arrivati al punto di doverci vergognare di rivolgerci al giudice? Possibile che la Asl, invece di chiedere scusa lei, ottiene le scuse dalla parte lesa? Non è un controsenso? Eppure quella gara di stranezze ne ha avute tante: c’è una commissione che non approfondisce le dichiarazioni rese dai concorrenti, non accorgendosi neanche dell’errore materiale compiuto (da chi viene fatto vincere) con l’indicazione di un numero civico corrispondente alla proprietà di un privato; e c’è un Consiglio di Stato che parla di par condicio violata, vergando nero su bianco accuse pesanti come macigni che meriterebbero ben altri approfondimenti da parte di ben altre autorità. Eppure, la vittima che è ricorsa in giudizio ora difende il suo carnefice, parlando di dialogo costante e disponibilità. Cosa è accaduto nel frattempo? Di che ha paura?
E torniamo a Bassano in Teverina. Qui le parole di Romoli configurano un atteggiamento di lesa maestà. Secondo lui nessuno deve permettersi di verificare il suo operato, andando a guardare se sono state commesse violazioni ed illegittimità. E perché? Di cosa ha paura il sindaco? Perché una reazione così arrogante e minacciosa?
Detto ciò, non è dunque vero che a Viterbo va tutto bene. Non va bene se qualcuno pensa di essere al di sopra della legge o se qualcun’altro sente il bisogno di scusarsi per i torti ricevuti.