No, la Talete non vuole farsi carico del Cobalb. Nonostante gli annunci della Provincia di Nocchi e del consigliere regionale Panunzi, che da mesi vanno dicendo che è tutto apposto, i fatti parlano un’altra lingua. Si è infatti appreso che la società idrica ha presentato ricorso in appello al Consiglio di Stato contro le varie sentenze dei mesi scorsi con cui il Tar del Lazio ha certificato la correttezza delle deliberazioni assunte dai Comuni del lago per garantire la regolare cessione del servizio ex-Cobalb al gestore idrico.
La Talete apre così l’ennesima diatriba legale (peraltro molto costosa), stavolta ai danni delle comunità di Bolsena, Capodimonte, Gradoli, Grotte di Castro, Marta, Montefiascone, San Lorenzo Nuovo e Valentano. Come se tutti i guai che ha non gli bastassero.
E allora ricapitoliamo. Ci sono: 1) una montagna di debiti che non si sa come ripianare; 2) un presidente, Andrea Bossola, che non viene mai a Viterbo perché impegnato in un altro incarico ben più importante al Nord; 3) un prestito chiesto ad Arera che non si sa quando e come arriverà; 4) possibili ulteriori mancati introiti derivanti dall’emergenza coronavirus, se è vero che ci saranno sicuramente molte famiglie, con componenti rimasti senza lavoro o in disoccupazione, che non sanno come pagare le bollette; 5) e poi la vicenda dei Comuni ribelli che non vogliono entrare nella compagine societaria.
Eccoli i guai di Talete, che tutti fanno finta di non vedere. Ma allora, di fronte a questa situazione, non sarebbe il caso, da parte della politica, di prendere atto del proprio fallimento e di fare un passo indietro? Non sarebbe meglio nominare un commissario, avulso dai giochi di potere del Pd e Forza Italia, a cui affidare il compito di trovare la soluzione tecnico-giuridica migliore per uscire dallo stallo e per ricominciare una nuova gestione del servizio idrico senza guardare più in faccia a nessuno?