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Home » Opinioni » Ripartire dal Manifesto di Assisi e reinventarsi. La ricetta post-virus di Fioroni

Ripartire dal Manifesto di Assisi e reinventarsi. La ricetta post-virus di Fioroni

31 Marzo 2020

Da Formiche.net riprendiamo e pubblichiamo l’intervista all’ex ministro dell’istruzione, Giuseppe Fioroni.

di: Francesco De Paolo

Quando i nostri nonni e i nostri padri hanno ricostruito l’Italia fino al boom economico, nella fase costituente sia gli italiani che i partiti popolari e di massa che li rappresentavano ebbero la capacità di fare sintesi, dando una bussola valoriale e condivisa alla ricostruzione del Paese. Rappresentarono le regole del comune vivere assieme.

È il ragionamento che l’ex ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni, esponente cattolico dei democratici, affida a Formiche.net mentre in Italia prende avvio il dibattito su una possibile Costituente post pandemia. E sottolinea che però manca un punto chiave: “Come ci trasformeremo, più che quando apriremo. Pensiamo a come rifondare la nostra Repubblica”.

La Costituente proposta dal sindaco di Milano Giuseppe Sala è l’unica opzione per programmare il dopo Covid-19?

Credo sia necessario innanzitutto mettere in ordine le priorità. Oggi ne vedo due. La prima è continuare a perseguire l’obiettivo di bloccare e sconfiggere la pandemia avendo l’umiltà e la consapevolezza di stare più in silenzio e lasciar parlare sul tema coloro che, per professione e capacità, possono dare indicazioni. E non dico ciò solo perché sono un medico. Vedo una pletora di politici e amministrazioni che straparla, ognuno fornendo la propria ipotesi. Tutti dovremmo diventare umili studenti.

Come si dovrebbe impostare la fase della ricostruzione?

È ora che chi ha la responsabilità della guida del Paese inizi a pensare oggi come costruire la ripartenza post Covid-19 per riaccendere i motori. Penso ad azioni concrete e non solo al dibattito che sto osservando in cui manca un punto chiave: come ci trasformeremo, più che quando apriremo. Siamo un Paese con una industria che tipizza alcune regioni, con una gran parte come il centro e il sud che si è riconvertita alla filiera del turismo: un mondo aveva ridisegnato la propria economia attorno all’agroalimentare e alle strutture ricettive. Ma penso anche a quanti avevano puntato molto sull’export. Per cui occorre ragionare su come far ripartire i consumi interni, sapendo che per un lungo periodo l’export sarà ridotto, fino a quando la pandemia non sarà stata sconfitta con certezza.

In che modo riuscirvi?

Dovremo fare una riconversione della nostra economia, riuscendo a ritrovare la capacità di investimento pubblico che rilanci le infrastrutture oltre ad opere che rigenerino un piano-casa per dare fiducia agli italiani. Il tutto in attesa che turismo ed export ridefiniscano la propria capacità di espansione. Credo che questa sia la partita dell’oggi, anche lottando contro la burocrazia e per la ripresa dei cantieri, ritrovando una strada tramite l’economia circolare e il Manifesto di Assisi. Siamo chiamati a costruire oggi il futuro dell’Italia di domani e saperlo costruire vuol dire farlo senza animosità e senza rendere tutto un motivo di contenzioso.Pensiamo a come rifondare la nostra Repubblica. Dopo la pandemia tutto sarà diverso, dobbiamo reinventarci.

Da dove ripartire?

Superata questa esperienza nulla sarà come prima, nemmeno la comunicazione, in una comunità come la nostra che mi auguro abbia il tempo di riflettere, riscoprendo la dimensione comunitaria e la sofferenza a 360 gradi. Quello che non sarà più uguale dovremo reinventarlo: in questo senso l’idea di Sala può essere interessante, ma dovremo buttare il cuore oltre l’ostacolo. Non basterà ridefinire un riequilibrio tra poteri o una diversa visione della legge elettorale.

Si riferisce a quello spirito unitario post bellico?

Quando i nostri nonni e i nostri padri hanno ricostruito l’Italia fino al boom economico, nella fase costituente sia gli italiani che i partiti popolari e di massa che li rappresentavano ebbero la capacità di fare sintesi, dando una bussola valoriale e condivisa per oltre l’80% della popolazione. Indicarono le regole del comune vivere e nella prima parte della Costituzione rappresentarono, da un lato, i valori legati al bene e, dall’altro, una serie di disvalori che incarnavano il male. Se la nuova Costituente avrà la capacità di rileggere che cos’è il bene e cos’è il male oggi, trovando strumenti di migliore attuazione, allora la proposta di Sala potrà avere una ragione. Ovvero se avrà l’ambizione di essere all’altezza della sfida.

Tutti concordano sulla errata rigidità dei paesi Ue contrari alla solidarietà. Anche all’Ue servirebbe una Costituente?

Sì, con urgenza. L’Europa non sarà più la stessa dopo queste vicende. Il sogno dei padri fondatori rischiamo di averlo perso. Mi angosciano i comportamenti di Orban, nel silenzio di tutti, così come la miopia di comportamenti preda di egoismi nazionali che sono lontani da quella visione comune che dovrebbe comprendere economia comune e difesa comune.

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