Cinque i casi di Coronavirus accertati finora nella Tuscia: la studentessa georgiana di 23 anni in viaggio studio all’Università della Tuscia, il professore presso la facoltà di agraria e la moglie, il fratello medico in servizio al reparto di malattie infettive di Belcolle e la moglie.
L’unità di crisi della Asl sta cercando di risalire all’origine dei contagi, ma si tratta di un’impresa quasi impossibile. Ecco quello che si sa finora.
La studentessa, primo caso verificato a Viterbo, potrebbe aver contratto la malattia da una collega americana con cui si era incontrata prima di arrivare nella città dei papi. Sembra che questa fosse stata a Venezia per i festeggiamenti del Carnevale. Secondo indiscrezioni, nei giorni seguenti avrebbe avuto un po’ di febbre. Impossibile, tuttavia, stabilire come siano andate davvero le cose giacché sarebbe ripartita qualche giorno più tardi per gli Stati Uniti.
Si è detto inizialmente che il caso della studentessa e quello del professore (il secondo risultato positivo al tampone) sarebbero scollegati. Ma in effetti anche di questo non c’è sicurezza. Nel senso che non si può escludere che il contagio sia avvenuto tramite un’ipotetica catena d’ambito accademico con eventuali altri positivi di cui al momento non si ha notizia. Una cosa è sicura: non è ancora provato, come sembrava in un primo momento e nonostante gli indizi portino tutti in quella direzione (risultato positivo un-altro docente di agraria), che il docente abbia contratto il virus a Reggio Calabria dove aveva partecipato a un congresso a meta febbraio. Di sicuro, si è ammalato un po’ di giorni più tardi e dal 20 non metteva più piede all’Unitus proprio a causa della febbre. La malattia si è poi aggravata nei giorni successivi, tanto da essere ricoverato allo Spallanzani all’inizio di questa settimana.
Certi sembrano invece i contagi nella famiglia del professore: il fratello medico che l’ha visitato, facendogli fare il tampone quando si è reso conto che la polmonite non passava, e le rispettive compagne.