Sarebbe, secondo quanto scrive il Corriere di Viterbo, tra il 20 è il 30% il calo subito dai locali in centro dopo l’entrata in vigore degli orari coprifuoco. Sul perché, al di là delle polemiche che ci sono in città, significativa la spiegazione fornita dal titolare del Settantasette di via San Pellegrino: “Il calo della clientela, e quindi degli incassi – dice Orlando Samperi al Corriere di Viterbo – è stato enorme e riguarda soprattutto i giovani provenienti dalla provincia. Ma il problema non è, come ho sentito dire, la cattiva informazione. I ragazzi sanno benissimo a che ora chiudono i locali, e proprio perché lo sanno rinunciano a venire a Viterbo. Che piaccia o no, in Italia si esce tardi la sera. Magari prima si va a cena in qualche ristorante, nel quale si rimane almeno fino alle 22.30-23. A quel punto chi è che, dalla provincia, affronta mezz’ora o più di macchina per arrivare a Viterbo e trovare i locali chiusi o che stanno per chiudere?”. “Basterebbe consentirci – dice ancora Samperi – di stare aperti fino all’una durante la settimana e fino alle due nel weekend. Di fronte a una possibilità del genere, credo che molti sarebbero anche disposti ad accollarsi un servizio di vigilanza privato”. E sulle deroghe: “Già in passato sono stati adottati due pesi e due misure privilegiando i locali più vecchi rispetto a quelli più recenti. E poi deroghe sulla base di cosa? Prendiamo la musica dal vivo: in passato nel nostro locale l’abbiamo proposta, portando artisti di fama nazionale come Calcutta. Ma con una legge nazionale che impone come limite 50 decibel, nessun locale viterbese oggi potrebbe fare musica. Basta il rumore di una macchina accesa per superarlo”.
La situazione è dunque esplosiva. Sarà, il Comune, in grado di affrontarla. Molti in città nutrono dubbi.