Riceviamo e pubblichiamo
Si scrive acqua, ma si legge democrazia. Era questo lo slogan dei movimenti italiani per l’acqua che si apprestano a dare il via alla raccolta firme per il referendum per la ri-pubblicizzazione dell’acqua e contro la privatizzazione di un diritto.
Il giorno 24 aprile 2010 i vari comitati dei movimenti per l’acqua scendevano in piazza per raccogliere le firme necessarie per sostenere i quesiti referendari. Obiettivo delle organizzazioni raggiungere e superare la quota delle 500 mila entro il 4 luglio. Ricordo a noi tutti che era necessaria la partecipazione al voto della metà più uno dei cittadini aventi diritto al voto. Negli ultimi quattordici anni, nessuno dei 24 referendum abrogativi che si sono tenuti in Italia ha mai raggiunto il quorum. Il più vicino ad andarci è stato quello del 18 aprile del 1999 sull’abolizione della quota proporzionale dalla legge elettorale allora vigente: 49.6 per cento. Quelli che ci sono andati più lontano sono i più recenti: 21 e 22 giugno 2009 sulla riforma del porcellum dove l’affluenza si fermò al 23,31 per cento.
L’esito del referendum di iniziativa popolare del 2011 sui due quesiti sull’acqua è stato un trionfo di democrazia, il trionfo del volere dei cittadini che hanno fatto la loro scelta e allora mi chiedo perché mai tutto questo caos per l’acqua? Perché il raggiro del volere dei cittadini italiani con il referendum? Perché, dopo aver chiesto a gran voce che l’acqua fosse considerata un bene primario per l’umanità, i cittadini debbono ancora “guerreggiare” nelle piazze, nelle strade, nelle istituzioni per un diritto palesemente espresso?
Abbiamo, attualmente da ben 6 anni, approvata la legge regionale 5/2014 che non viene applicata. La Regione deve concretamente attivarsi per la nostra Acqua e dare corso all’attuazione di questa legge. Il presidente Nicola Zingaretti dov’è? L’Ato e il presidente Pietro Nocchi devono richiedere un’assemblea straordinaria urgente per la revoca degli aumenti delle tariffe. I cittadini sono stanchi di sopportare ulteriormente atteggiamenti antidemocratici ed irrispettosi nei loro confronti.
L’acqua è una risorsa non rinnovabile per il nostro pianeta e deve essere protetta, conservata, salvaguardata e resa disponibile a tutti. La nostra vita è legata all’acqua ed ogni attività umana dipende dalla possibilità di accedervi. L’acqua non può essere legata a leggi di mercato. Respingiamo con forza gli esiti catastrofici delle politiche neoliberiste degli ultimi trent’anni, portate avanti da tutti i principali governi dell’arco parlamentare che hanno svenduto i beni comuni alle multinazionali causando un vero e proprio deficit democratico. Ecco spiegata la totale inefficacia del metodo referendario ed il suo “raggiro”, la voracità delle lobby coinvolte nel business dell’Acqua, l’oscuramento delle voci provenienti dai territori contro le privatizzazioni. Ora è il momento di invertire questa tendenza riaffermando la centralità del valore sociale della cosa pubblica e la necessità che la gestione dell’acqua ritorni pubblica in nome di un superiore bene comune.
Fabio Governatori, Meetup Caprarola M5S