Duro atto di accusa di uno dei soci fondatori di Caffeina, Marcello Mariani, contro la gestione della Fondazione. Pubblichiamo la lettera aperta diffusa agli organi di informazione .
Cari soci, leggo con rammarico e personale disappunto le notizie che circolano a mezzo stampa e via social, questi giorni, a proposito della Fondazione Caffeina Cultura. Quale socio fondatore e per tanti anni componente il Consiglio direttivo della Fondazione esprimo dissenso e tengo a distinguermi dalle decisioni assunte dal nuovo presidente ed anche chiarire che ne sono deluso.
Tali decisioni non mi appartengono perché sulle vicende relative alla partecipata Spazio Eventi, al Villaggio di Natale ed alle liti giudiziarie gli organi statutari della Fondazione Caffeina non hanno avuto alcuna possibilità di discussione, nessun approfondimento. Non c’è stato neanche il minimo di una informativa. Come se i soci non esistessero. Niente.
Naturalmente mi astengo dal dettaglio delle responsabilità e dei poteri che a ciascuno sono dati dagli statuti vigenti, ciò che mi preme è invece prendere le dovute distanze dalle scelte operate, di recente, dai dirigenti della Fondazione Caffeina e dai loro metodi.
Penso che scopo di una Fondazione culturale sia anche quello di aiutare a superare faziose divisioni quando esse impoveriscono la città. Penso che una Fondazione che, come Caffeina, vuole produrre eventi ed attività artistiche, debba prestarsi a ricucirne un tessuto relazionale a beneficio di sviluppo ed innovazione. Diverso invece è giocare ad acuire le lacerazioni di cui Viterbo soffre, magari solo a beneficio di egocentrismi politici (siano essi personali o di gruppo) spesso confusi con attività imprenditoriali che non spettano certo ad una vera onlus.
Con la stessa chiarezza con cui prendo le distanze dalle scelte operate da chi dirige e da chi presiede la Fondazione (non è inutile la distinzione), mi piace invece ringraziare tutti coloro che a vario titolo lavorano con Caffeina, collaboratori, dipendenti, consulenti e volontari. Sono loro il patrimonio più grande della Fondazione, quello che i viterbesi più amano e sentono come propria vera ricchezza.
Marcello Mariani