E’ un Pd alla deriva quello che Panunzi e Nocchi stanno portando alle elezioni provinciali di lunedì prossimo. Non ne hanno azzeccata una.
Ripercorriamo i fatti. Quando hanno realizzato che alle comunali il centrosinistra avrebbe perso la maggior parte dei Comuni, soprattutto quelli più importanti, il presidente, senza alcuna dignità politica, ha tentato subito di svendersi al centrodestra – FI e FdI – azzerando la giunta per far entrare come vice Romoli e come assessore ai lavori pubblici Grancini. A tutti e due, in cerca di lavoro, andata trovata una collocazione. Il piano, giustificato con il fatto che negli enti di secondo livello, secondo la riforma Delrio, tutti dovrebbero collaborare insieme indipendentemente dal colore politico, è andato in frantumi grazie alla Lega. Questo accadeva a primavera, ma Nocchi ha tentato anche durante l’estate, contro ogni evidenza, di andare avanti in questa direzione, tanto che in autunno rinnovava al centrodestra l’invito a trovare una strada per collaborare. Di fronte al no – nel frattempo anche FI e FdI (altri campioni di coerenza) si erano fatti da parte – ha cambiato strategia, l’ha totalmente capovolta, fino ad approvare a maggioranza il bilancio di previsione tra le urla del centrodestra. Esponendo così il partito ad una campagna mediatica di attacchi senza precedenti e consentendo che la sala consiliare di Palazzo Gentili si trasformasse in una bettola.
Insomma, Nocchi, peggio di un Re Travicello qualunque, ha cercato prima – quando cioè i numeri per governare ancora c’erano – di svendere il Pd, poi ha creato le condizioni per metterlo alla berlina agli occhi dell’opinione pubblica.
Hanno girato come trottole in questi mesi, lui e Panunzi, senza una visione, senza una strategia o un piano di azione, solo mossi dal desiderio di non perdere le posizioni di potere acquisite. Tutto ciò ha fatto del Pd il Titanic che ora sta affondando. Complimenti. Dei vari campioni di strategia.