“La stampa non vuole informare il lettore, ma convincerlo che lo sta informando”, diceva lo scrittore e filosofo colombiano Nicolás Gómez Dávila. L’aforisma calza a pennello a una parte dell’informazione viterbese. Vi spieghiamo perché. C’è un sito, quello diretto dal direttore supremo (che d’ora in avanti chiameremo solo Supremo con la S maiuscola e di cui non vi diciamo il nome proprio perché non si pronuncia invano il nome di Dio), che continua a rappresentare solo ciò che gli fa più comodo o è più congeniale alla sua attività pubblicitaria.
Ieri, il Supremo ha sapientemente occultato la notizia dei 17 consiglieri comunali che hanno fatto richiesta di accesso agli atti dell’appalto per l’acquisizione di un software gestionale da parte di Talete. Appalto di svariate centinaia di migliaia di euro. Per il Supremo non è una notizia. Egli che tutto vede, tutto controlla e tutto giudica ha deciso così. Non è strano, come immaginerete voi. La verità è che a Lui (con la Elle maiuscola) fa comodo così. In caso contrario, di consigliere ne sarebbe bastato uno solo per dare la prima pagina alla notizia se solo essa fosse stata più congeniale al suo divino disegno.
Il Supremo è molto sensibile con chi lo omaggia. Se non fai parte della schiera ti manda all’inferno. Quando parla del Pd, si guarda sempre bene dal muovere paglia contro gli ex Ds, che, stando in questo momento ai piano alti del potere, è meglio non inimicarsi. Egli ha diviso il Pd in buoni e cattivi. Dei primi è sempre informatissimo e parlando dell’imminente congresso è l’unico a narrare di folle plaudenti a un incontro organizzato alle Terme dalla candidata segretaria Manuela Benedetti. Peccato che di quell’incontro non sapeva niente nessuno e infatti il Supremo si è guardato bene dal pubblicarne le immagini, limitandosi a mettere la faccetta della candidata presa da una foto scattata tre anni fa.
Il Supremo ormai scambia la Tuscia con Canepina e confonde la libertà di stampa con la pubblicità. E in questo dimostra di essere un Dio minore.